Il memorandum della Troika (Ue, Fmi, Bce) ha perso ogni chanche di successo: lo scrive il quotidiano To Vima di oggi a proposito dello scandalo dei 70mila dipendenti pubblici assunti nonostante il piano prevedesse tagli orizzontali (che comunque ci sono stati) a salari, indennità, pensioni e rimborsi. Pare che a causa di “obblighi politici” in quattro settori chiave (enti locali, sanità, forze dell’ordine e ministero della Cultura, il vero “buco nero” ellenico dove ogni politico ha l’abitudine di sistemare i suoi protetti) il personale sia stato aumentato piuttosto che snellito. Secondo la Troika mentre da un lato si è legiferato per ridurre il numero dei dipendenti pubblici di fatto il governo ellenico li ha fatti riassumere. Il tutto è custodito all’interno di un rapporto nelle mani del ministro delle finanze ad interim George Zanias che “ci metterà” ancora una volta la faccia a Bruxelles per via del doppio forfait di Samaras e del neo ministro Rapanos, il primo sottoposto a un intervento chirurgico e il secondo colpito da malore il giorno del giuramento del nuovo governo. Si tratta di dati che, secondo alcune fonti del ministero, sarebbero già stati alla base delle discussioni dei tre partiti che sostengono il governo. E che si dice avrebbero giocato un ruolo non secondario nel fatto che sia i socialisti sia i democratici proprio per questo non hanno voluto i propri rappresentanti nell’esecutivo che ha giurato pochi giorni fa con il compito di salvare il paese rispettando il memorandum. Subito le reazioni dei diretti interessati: “Nel 2011, anno a cui la relazione si riferisce, non ero ministro” si affretta a dichiarare il socialista Michalis Chrisochoïdis, facendo riferimento invece alle responsabilità di dell’allora ministro della Protezione del Cittadino Christos Papoutsis. Dalla sua l’Unione europea se ne tira fuori: “Non posso confermare il numero di 70mila funzionari assunti – dichiara Amadeu Altafaj, portavoce del commissario all’Economia Olli Rehn – Noi siamo membri della troika e questa cifra non è stata prodotta dalla Commissione”.
Solo nel 2010 sono andati in pensione 53.336 lavoratori e il numero totale di personale di ruolo del settore pubblico è rimasto pressoché stabile a quota 692.301. Poi nel 2011 quando la Troika ha imposto una rigorosa applicazione del metodo “ne assumo uno ogni cinque pensionamenti” si è giunti al risultato di aver rimosso 40mila persone, con il numero totale di dipendenti pubblici diminuito di 24mila unità. Ma con la scorciatoia che i posti rimanenti sono stati coperti con le assunzioni dirette. La grande abbuffata, però, c’è stata nelle amministrazioni locali lo scorso anno, quando secondo il rapporto 12mila persone sono state infornate in regioni, province e comuni. Per questo il rapporto esprime “sorpresa per l’impressionante risultato dato dal netto aumento nei dipendenti delle amministrazioni locali del 5%”, ovvero 4.500 persone in più. E nonostante il piano sia stato strutturato da Bce, Ue e Fmi al fine di risparmiare 1,5 miliardi in tre anni per la riduzione del costo del lavoro. Il rapporto nelle sue conclusioni cita altri numeri inquietanti: invece di 8.000 assunzioni (per via del calcolo di un assunto ogni 5 pensionati) ne sono stati assunti 16.711; alcuni dipendenti trasferiti sono stati smarriti nel computo generale da parte del ministero, quindi finiti fuori da questa specie di censimento degli impiegati pubblici; i “danni” economici di questa mossa saranno totalmente a carico delle amministrazioni locali che accusano un aumento degli impiegati pubblici al momento alla cifra record di 1. 130. 000 cittadini, su una popolazione complessiva di 11 milioni. Lo si evince da un altro raffronto: il numero dei pensionati al 15 maggio 2012 è di 431 mila unità. Di cui 403.033 tali alla fine del 2010 ma ben 389.735 nell’autunno del 2009, prima delle elezioni di ottobre. Ma non è tutto: perché questa situazione kafkiana si intreccia con un altro settore delicatissimo del paese. Quella sanità che se da un lato non paga le forniture ai farmacisti (per l’anno in corso hanno maturato crediti con lo stato per 70 milioni) con i malati di cancro che hanno dovuto pagare di tasca propria cure costosissime perché le casse dello stato erano vuote, dall’altro applica il medesimo modus operandi lamentato dal rapporto della Troika. L’ex ministro della salute Andreas Loverdos, ad eccezione di circa 300 assunzioni effettuate dal ministero centrale per coprire i due terzi dei posti lasciati vacanti a causa di pensionamenti, ha assunto in totale 6.000 persone. Tra infermieri, personale amministrativo e di segreteria, per un totale di 88.907 persone e nonostante ciò il livello di benefici per la salute diminuisce.
Un pasticcio di cui ancora una volta non rispondono i diretti interessati, come l’altro grande interrogativo che aleggia tra gli analisti: come mai nessuno della Troika abbia chiamato a rendicontare sui conti greci gli ultimi tre premier o gli ultimi tre ministri dell’economia. A proposito di economia: Vassilis Rapanos è rimasto col cerino colorato in mano. Perché su quella (scomodissima) poltrona proprio non voleva sedere nessun altro. Non sono pochi i commentatori pronti a scommettere che il governo di Samaras non durerà più di sei mesi. Inoltre molti tecnici che erano stati contattati proprio da Samaras per far parte dell’esecutivo hanno scelto di rimanere nei posti che occupavano: è il caso di P. Miller, direttore esecutivo della strategy-governance della Banca Nazionale di Grecia e autore del recente rapporto sulle conseguenze del ritorno alla dracma. Oltre a lui anche Hardouvelis, che era consigliere economico dell’ex premier Lucas Papademos, ha rifiutato per motivi personali. Al loro posto come vice di Rapanos è stato nominato Christos Staikouras non proprio un esperto di cose economiche ma un protetto di Samaras.
Al momento restano sconosciuti i consigli che lo staff medico hanno dato a Rapanos, se sarà in grado o meno di sostenere una vita da ministro con riunioni e vertici fiume e continui viaggi all’estero. Lo scorso venerdì mattina Rapanos si era recato alla sede della Banca Nazionale di Grecia per raccogliere i suoi effetti personali. Chi ha parlato con lui lo ha sentito turbato. Si dice che prima di uscire abbia ricevuto una telefonata forse correlata ai cambiamenti in corso nel sistema bancario nazionale. Che porteranno nel prossimo mese stravolgimento notevoli. Pare che entro i prossimi dieci giorni il successore di Rapanos (se resterà ministro delle finanze) dovrà gestire il principale istituto bancario del paese nel bel mezzo di un vero e proprio tsunami, promuovendo al contempo il rigore e le misure proibitive per far ripartire un’economia del tutto impoverita. Ancora una volta sarebbero i numeri a preoccupare più di analisi e retroscena: poche ore prima del giuramento di Samaras e dei suoi ministri infatti, Rapanos avrebbe avuto un colloquio a quattr’occhi con il neo premier conservatore, sollevandogli il gravissimo problema dei flussi di cassa ai minimi storici. Il grande nodo è rappresentato dai fidi dei fondi pensione, che sono stati impiegati a garanzia dei debiti e che ora sono drammaticamente vuoti: con i cittadini che potrebbero attendere anche due anni per ricevere la prima pensione e con altissime possibilità di rinunciare al loro tfr.
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