Nessun effetto Brunetta sui fannulloni le assenze per malattia sono cresciute

Il caso Nella pubblica amministrazione aumentano le giornate d’assenza. Ma il policlinico non è tra i luoghi di lavoro più disertati in città

Marcello Serra 24 Novembre 2011
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FURIOSO ai suoi dì contro i “fannulloni”, Renato Brunetta non è più di casa al Sant’Orsola.
Come in quasi tutte le amministrazioni pubbliche, del resto.
L’effetto della celebre crociata pareva già esaurito sul finire del 2009, per poi ridursi ulteriormente nel corso del 2010, fino ad oggi.
Dai dati inviati al Ministero della pubblica amministrazione emerge infatti che il numero delle assenze per malattia (quelle più osteggiate dall’ex ministro) aumentano, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Dopo i crolli di inizio 2009, tutto il 2010 ed anche il 2011 hanno registrato sulle tabelle quasi solo segni più.
A gennaio di quest’anno, +35% rispetto allo stesso mese del 2010.
A febbraio +10%.
Dal 4 al 6% tra marzo e maggio, poi picchi del 10 e del 23% tra luglio e agosto, per frenare a settembre (3% in più rispetto a dodici mesi prima).
Sono aumenti che però arrivano dopo crescite a doppia cifra andate avanti per tutto il 2010 (+60% in giugno, +53% in maggio), con la sola eccezione di ottobre e novembre (-13% e -17% rispettivamente).
Sono ben altri ritmi rispetto ai cali registrati nei primi sei mesi del 2009, quando la crociata di Brunetta era in pieno svolgimento ed era sparito circa un terzo delle assenze per malattia.
Va detto che il Sant’Orsola è una delle amministrazioni che hanno risposto con più puntualità alle sollecitazioni del ministero e che le giornate di assenza per malattia non registrano picchi anomali, pur segnalando in settembre valori più elevati rispetto alle altre amministrazioni.
0,97 giorni per lavoratore contro 0,84 del personale Ausl, 0,79 del Comune di Bolognae 0,64 della Regione.
Nel corso del 2011, i 5.200 dipendenti del policlinico di via Massarenti si sono infatti ammalati circa un giornoa testa al mese, con una media di 5.300 giornate di lavoro perse ogni trenta giorni, per percentuali sul totale delle giornate di lavoro attese (circa 125mila) che vanno dal 6% di gennaio al 3% di agosto.
Le giornate perse però, tra malattie e altri motivi (escluse le ferie), crescono fino all’8-9%.
Circa una su dieci.
E con le ferie fino a una giornata su cinque.

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