di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)
Gli incarichi dirigenziali a tempo determinato negli Enti locali scadranno insieme al mandato del sindaco. Anche i Comuni, Città, Province e Regioni potranno attivare lo «sviluppo di carriera» che porta alla dirigenza senza passare da un nuovo concorso pubblico, «disciplinando le procedure secondo i rispettivi ordinamenti» a patto di rispettare i «princìpi di imparzialità, pubblicità e trasparenza» fissati per la PA centrale. Gli Enti locali avranno poi maggiore autonomia «regolamentare e organizzativa ai fini del sistema dei controlli interni». Con questi correttivi concordati fra Governo e amministratori locali il disegno di legge intitolato al «Merito» e promosso dal ministro per la PA Paolo Zangrillo con l’obiettivo di riformare le carriere negli enti pubblici ha ottenuto l’intesa in Conferenza Unificata, e può quindi ufficialmente avviare il proprio cammino parlamentare. Il cuore del provvedimento apre una strada verso la dirigenza alternativa a quella del concorso pubblico, per premiare con una valutazione in due fasi chi può mostrare buoni risultati nella performance individuale, nelle «attitudini» e nei «comportamenti organizzativi»; e per incentivare così il raggiungimento effettivo dei risultati più dello studio indispensabile a superare i test delle selezioni.
Tra gli emendamenti accolti dalla Funzione pubblica, spicca l’automatismo che fa decadere gli incarichi a tempo disciplinati dall’articolo 110 del TUEL insieme al mandato del sindaco, superando uno scoglio interpretativo che ne imponeva la durata minima triennale prevista per gli incarichi ai dirigenti di ruolo e spesso impediva ai nuovi amministratori di ridiscutere le assegnazioni fiduciarie decise dai loro predecessori. Per la riforma esaminata dal consiglio dei ministri il 14 marzo scorso, l’esame in Unificata non è stato breve. Ma l’accordo raggiunto con gli amministratori locali smina una parte del terreno. «In sede tecnica sono state accolte tutte le richieste di miglioramento formulate dall’Anci», spiega il vicepresidente dell’Associazione Roberto Pella (Fi) sostenendo che la riforma «permetterà un passo in avanti rispetto alla parificazione di trattamento dei dirigenti fra Comuni e Stato». Ora tocca al Parlamento: dove resta da vedere quale eco riusciranno a ottenere le resistenze al nuovo impianto che percorrono una parte dell’attuale dirigenza di ministeri e amministrazioni centrali.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 13 giugno 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
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