Nei nuovi parametri fissati dal ministero dell’Interno per individuare gli enti locali «strutturalmente deficitari» diventa più stringente anche l’analisi del personale. La causa è la manovra estiva del 2010, che nel calcolo di queste uscite fa entrare anche le spese sostenute da Comuni e Province per le società partecipate, i co.co.co., i contratti di somministrazione e gli uffici di staff (lo prevedeva l’articolo 14, comma 7 del Dl 78/2010). Tutte queste voci, di conseguenza, entrano anche nei nuovi parametri appena approvati per decreto dal ministero dell’Interno (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri). I dieci indicatori per gli enti in crisi si applicano ai bilanci che in base al calendario ordinario devono essere approvati a partire dal 2013. Le novità, di conseguenza, riguardano i consuntivi del 2012, da chiudere entro il 30 aprile, e i preventivi del 2014, mentre per i preventivi 2013 la scadenza naturale era fissata al 31 dicembre scorso, ed è stata prorogata al 30 giugno prossimo dalla legge di stabilità. Gli stipendi delle partecipate e dei contratti flessibili erano finora esclusi dai calcoli per i parametri di deficitarietà strutturali, perché quelli applicati finora erano contenuti nel decreto ministeriale del 2009, quando il conteggio «consolidato» non era ancora stato previsto dalla legge. Il cambio di passo, di conseguenza, farà aumentare il numero degli enti in cui l’indicatore sulla spesa di personale andrà fuori linea: tanto più che il parametro del 40% come tetto massimo nel rapporto fra spese di personale e entrate correnti rimane valido solo per i Comuni fino a 5mila abitanti, mentre per quelli più grandi viene limato (39% nei Comuni fra 5mila e 29.999, 38% per le città più grandi e le Province) in via prudenziale. L’altra novità, sempre nel segno del maggior rigore, riguarda invece i Comuni e punta l’attenzione sui residui attivi, vale a dire le entrate non riscosse. Nei nuovi calcoli dovranno infatti entrare le mancate riscossioni per le addizionali Irpef, il cui effettivo incasso dipende da vari fattori a partire dall’efficienza della macchina comunale, mentre escono i fondi di riequilibrio (dal 2013 fondi «di solidarietà comunale») che nell’erogazione dipendono invece solo dall’intervento dello Stato. Gli indicatori servono per individuare gli enti in crisi: chi è fuori linea in 5 dei 10 indicatori viene infatti sottoposto a un regime speciale di controlli esterni sugli organici e sulla copertura del costo dei servizi.
L’analisi del personale pesa sugli enti «deficitari»
Bilanci. Cresce l’incidenza delle spese per le uscite dei dipendenti
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