Il riconoscimento facciale per controllare le presenze sul posto di lavoro viola la privacy dei dipendenti

Utilizzare il riconoscimento facciale per monitorare le presenze sul luogo di lavoro costituisce una violazione della privacy dei dipendenti. Non esiste al momento alcuna norma che consenta l’uso di dati biometrici, come prevede il Regolamento, per svolgere una tale attività.

Sono queste le motivazioni che hanno portato il Garante privacy a sanzionare cinque società – impegnate a vario titolo presso lo stesso sito di smaltimento dei rifiuti – per aver trattato in modo illecito i dati biometrici di un numero elevato di lavoratori.

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Le segnalazioni dei dipendenti

I provvedimenti dell’Autorità, che fanno seguito ai reclami di diversi dipendenti, evidenziano i particolari rischi per i diritti dei lavoratori connessi all’uso dei sistemi di riconoscimento facciale, alla luce delle norme e delle garanzie previste sia nell’ordinamento nazionale che in quello europeo.

Dall’attività ispettiva del Garante, svolta in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza, sono emerse anche ulteriori violazioni da parte delle società.

Le violazioni riscontrate

In particolare l’Autorità ha accertato che tre aziende avevano condiviso per più di un anno lo stesso sistema di rilevazione biometrica, oltretutto senza aver adottato misure tecniche e di sicurezza adeguate. Inoltre il medesimo “sistema”, ritenuto illecito dall’Autorità, era utilizzato presso altre nove sedi dove operava una delle società sanzionate. Le aziende, infine, non avevano fornito una informativa chiara e dettagliata ai lavoratori né avevano effettuato la valutazione d’impatto prevista dalla normativa privacy.

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