Il colpo di forbici condizionato dai tira-e-molla

Fonte: Il Sole 24 Ore del lunedi'

Un tira-e-molla che rende l’operazione taglia-enti più complicata di un rompicapo. Organismi che vengono riordinati, accorpati e poi soppressi. Oppure che vengono tagliati e poi resuscitati. Come è accaduto al Banco nazionale di prova delle armi da fuoco: a ottobre 2010 viene riorganizzato, con un taglio da 11 a 5 dei componenti del Consiglio di amministrazione. Dopo appena due mesi si decide di essere ancora più drastici e a dicembre il decreto legge 225 lo toglie di mezzo, trasferendone i compiti alla Camera di commercio di Brescia. Passa un anno e il Banco torna a vivere grazie alla legge 5/2012. Non solo: il decreto legge sulla spending review (Dl 95) ne ha ampliato le competenze. Sorte analoga per i tre consorzi locali dei bacini prealpini (Ticino, Oglio e Adda), che a fine 2011 il decreto legge salva-Italia (Dl 201) ha cancellato e fuso in un’unica struttura: il Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini. Neanche due mesi dopo il ripensamento: durante la conversione del Dl 216/2011 si decide di abbandonare l’idea del consorzio unico e di ripristinare i tre enti originari. In fondo anche l’Ice (Istituto per il commercio estero) ha una storia simile. Nel 2011 (legge 111) viene soppresso e tutte le competenze trasferite ai ministeri dello Sviluppo economico e degli Esteri. Il decreto salva-Italia lo fa invece rivivere. Ancora più particolare la sorte dell’Unire, l’Unione incremento razze equine. Nel 2009 l’ente viene riordinato, con il taglio da a sette a cinque dei componenti del Cda. La legge 111/2011 trasforma l’Unire in Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico). L’Assi ha, però, vita breve, perché il decreto legge di spending review la cancella, ripartendone le competenze tra il ministero delle Politiche agricole e la neonata (per ora solo sulla carta) Agenzia delle dogane e dei monopoli (si veda l’articolo a fianco). E che dire dell’Ansas (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica), che dal primo settembre scorso ha dovuto sparire per lasciare spazio all’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire). La storia, seppure a parti invertite, era già andata in onda nel 2006: quella volta era stata la neonata Ansas a prendere il posto dell’Indire, che usciva di scena. Il caso più contrastato resta, comunque, quello dell’Eipli, l’ente che gestisce la rete idrica di Puglia, Basilicata, Irpinia e parte della Calabria. L’ente è stato commissariato da più di trent’anni, dal lontano agosto 1979. Nella Finanziaria per il 2008 (legge 244/2007) l’Eipli compare, insieme ad altri dieci enti, in un elenco di organismi da cancellare. Non accade nulla, sia per l’Eipli sia per gli altri enti, anche perché l’anno dopo si decide di cambiare strategia: si introduce il meccanismo della “ghigliottina”, per cui chi non si riordina cade automaticamente. L’Eipli non si riorganizza, ma, grazie alle deroghe, sopravvive. Il decreto salva-Italia torna alla carica e sopprime l’Eipli, mettendolo in liquidazione. Di fatto, però, l’ente uscirà di scena quando passerà il testimone a un nuovo organismo, che le Regioni interessate avrebbero dovuto individuare entro il 30 settembre. Quell’organismo ancora non c’è e all’orizzonte non se ne vede traccia. E in Parlamento c’è già chi propugna la sopravvivenza dell’Eipli almeno fino al 2014.

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