Secondo il responsabile dei settori pubblici del sindacato di corso d’Italia, Michele Gentile, “sapienti mani hanno collezionato un capolavoro di alchimia giuridica che consente a pochi fortunati di evitare il limite al trattamento economico, fissato da precedenti disposizioni a un importo pari a quello che spetta al primo Presidente della Corte di Cassazione, ovvero 293.658,95 euro annui lordi”.
Tra le pieghe delle disposizioni normative della spending review, infatti, e nello specifico all’articolo 2, “sono stati inseriti due commi (il 20 quater e il 20 quinquies) di modifica all’art. 23 bis del decreto Salva Italia che regolava i compensi per gli amministratori con deleghe delle società partecipate dal ministero dell’Economia e delle finanze”.
In base al comma 20 quater, per le società non quotate, direttamente o indirettamente controllate da tutte le pubbliche amministrazioni, statali, regionali, provinciali e comunali nonché dagli enti pubblici non economici, i compensi per queste particolari cariche non possono superare il trattamento economico del primo Presidente di Cassazione. Una formulazione, secondo il dirigente della Cgil, che “forse è una svista, ma così come è formulata, pare che il limite si applichi a ciascun incarico, e non alla somma, e se si hanno incarichi in più società si moltiplicano i pani da portare a casa”.
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