Dal governo dei tecnici, per sua natura svincolato dai condizionamenti delle forze politiche e sindacali, mi aspettavo un veloce completamento delle riforme relative alla pubblica amministrazione, che con tanta fatica ho impostato e fatto approvare. Avevo un timore, ma al tempo stesso una speranza: che in poco tempo si riuscisse a fare molto, in questo modo lasciando intendere che io stesso avrei potuto e dovuto fare di più. Quel che non mi aspettavo, francamente, è che s’invertisse la rotta, si mollassero principi fondamentali che ci legano all’Europa, che si accettasse un rinculo, nel metodo e nel merito, che ci riporta indietro di molti anni. Non me lo aspettavo e farò di tutto per impedirlo. Al sindacalese piatto e furbo della bozza di accordo sulla riforma della pubblica amministrazione, siglato venerdì scorso, e al burocratese raffinato ma anch’esso oscuro del ministro Patroni Griffi, preferisco il parlar chiaro: siamo di fronte a una controriforma, a una restaurazione degli antichi vizi e riti concertativi. Fuori dall’Europa senza nessuna attenzione al contesto di crisi in cui siamo precipitati, ma soprattutto fuori dal senso comune. Gli italiani, l’Europa, i mercati chiedevano e chiedono per la nostra pubblica amministrazione: più efficienza, più trasparenza, più competenza, più produttività, meno costi, meno polvere, meno carta, meno addetti, meno privilegi. In tal senso abbiamo lavorato e le riforme da me realizzate andavano in questa direzione. Qual è la direzione che, invece, il ministro Patroni Griffi ci prospetta con il pieno accordo dei sindacati? Niente licenziamenti economici, niente mobilità, niente responsabilità dei dirigenti, niente merito individuale con relativi premi, niente trasparenza, nessuna accelerazione sull’e-government, vale a dire sull’informatizzazione dei processi burocratici e sull’eliminazione della carta. Quella che ci si prospetta è una resa alla cattiva burocrazia e al cattivo sindacato, che in questi anni quelle riforme hanno osteggiato. Chiunque sia andato in un ufficio pubblico, in queste ultime settimane, si è accorto che l’aria è cambiata. Tutto sta tornando come prima e quanto si accinge a fare il governo ne è la controprova. Un’ultima considerazione. In un momento così delicato per la vita del nostro Paese, dopo la brutta figura internazionale fatta da Monti con la cosiddetta riforma Fornero, c’era proprio bisogno di fare il bis? Spero il ministro Patroni Griffi, che stimo e di cui conosco la competenza, sappia comprendere la gravità di un simile cedimento e non baratti il quieto vivere di qualche ora con la rovina che dura anni. Non è solo un baratto scellerato, è prima di tutto perdente. Per tutti.
Renato Brunetta ex ministro della Funzione pubblica
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