Il blocco fino al 2014, ha poi aggiunto D’Alia, «non toglie che al tavolo con i sindacati la prossima settimana si possa discutere anche di questo per cercare novità sul rinnovo del contratto, partendo dalla parte normativa».
Ma le risorse, ha precisato, «non ci sono» perché il governo ha altre priorità «come il lavoro e il fisco».
Insomma, si devono accettare sacrifici: «È un grosso sacrificio per i dipendenti pubblici, ma fa parte dei sacrifici che stanno facendo tutti gli italiani».
I sindacati hanno subito replicato: «Risulta del tutto incomprensibile l’apertura al dialogo del ministro D’Alia, se poi annuncia alla stampa lo stop al contratto – dicono Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa.
«Ringraziamo il ministro per averci informato che la fase delle rivendicazioni è finita – aggiungono poi polemici i sindacalisti – Ma sappia che all’incontro del 4 giugno, annunciato anche questo a mezzo stampa come il blocco dei contratti, pretenderemo impegni concreti in direzione opposta.
Siamo coscienti della difficile fase economica ma non possiamo accettare che questa congiuntura sia pagata ulteriormente da lavoratori che hanno già subito una perdita di reddito pesantissima.
Sul tema del riordino istituzionale, sul precariato e sul rinnovo del contratto, siamo disponibili a un confronto senza pregiudizi.
Ma a patto che dal governo ci sia la stessa disponibilità».
Proteste anche dall’Usb: «Quando incontreremo il ministro D’Alia, il 4 giugno prossimo, gli sottoporremo la nostra piattaforma – dice Luigi Romagnoli – Chiediamo il rinnovo del contratto, la stabilizzazione dei precari e l’assunzione dei vincitori e idonei dei concorsi pubblici già espletati, la reinternalizzazione dei servizi e del personale delle ditte appaltatrici, la cancellazione della riforma Brunetta».
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