Limitare l’obbligo di recupero delle somme in eccesso già pagate ai dipendenti solo nei Comuni che hanno sforato i limiti posti dalle leggi sulle spese di personale, per esempio mettendo in campo fondi integrativi più pesanti di quelli del 2010 oppure dedicando agli stipendi più del 50% delle spese correnti totali, applicare a tutti gli altri le regole più flessibili di «razionalizzazione organizzativa». Sembra procedere in questa direzione il lavoro degli enti territoriali sulla nuova circolare chiamata a interpretare la “mini-sanatoria” sui contratti integrativi fuori regola prevista dall’articolo 4 del «salva-Roma» ter, ma ora occorre capire che cosa ne pensa il Governo. La circolare era prevista per la scorsa settimana nel calendario comunicato dal comitato temporaneo composto da Governo ed enti territoriali per provare a risolvere la grana degli integrativi locali fuori regola, ma il lavoro è ancora in corso. Il testo definitivo potrebbe essere elaborato nei prossimi giorni, quando dovrebbe comparire (sempre secondo il calendario “ufficiale”) anche la direttiva all’Aran per l’interpretazione autentica delle norme sui contratti locali. Il problema è intricato, e le prime bozze dei testi preparatori lo confermano, perché da Roma a Firenze, da Vicenza a Reggio Calabria passando per molti Comuni medi e piccoli, l’applicazione di contratti integrativi che non hanno passato l’esame della Ragioneria ha determinato contestazioni di danno erariale a carico dei dirigenti e determinato il rischio che i dipendenti si vedano chiedere indietro somme già percepite negli ultimi anni. Lo stesso comitato temporaneo ne è consapevole, al punto da non escludere l’idea di nuovi interventi normativi, che potrebbero trovare spazio nel corso della conversione in legge del decreto di riforma della Pubblica amministrazione.
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