Il punto sul PNRR e il prossimo bilancio europeo all’assemblea ANCI

Il ministro Foti e il ministro Giorgetti tirano le somme sul PNRR. Il sindaco di Roma Capitale Gualtieri e la presidente del Comitato europeo delle Regioni Tüttő spiegano la proposta dell’Unione Europea sul prossimo bilancio

17 Novembre 2025
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Grande protagonista della 42esima Assemblea nazionale ANCI, il tanto acclamato PNRR che ora sconta gli ultimi sforzi per incassare tutte e 10 le rate. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti l’ha definito un “banco di prova impegnativo” ma al contempo “un’occasione straordinaria”, Kata Tüttő, presidente del Comitato europeo delle Regioni ne ha sottolineato l’enorme portata economica mentre Tommato Foti, ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR ricalca gli obiettivi raggiunti con esso: ad oggi 577 su 620; tutti sono d’accordo nel tessere le lodi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma come siamo messi con il PNRR?

RASSEGNA STAMPA:
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Indice

Sul PNRR a che punto siamo?

Siamo alla vigilia dell’ottava rata, ora in fase di esame, con cui verranno liquidati ulteriori 12,4 miliardi e si può cominciare a fare un bilancio reale del PNRR: in testa i Comuni, a ribadirlo è il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri sostenuto dai ministri nel tessere le lodi degli interventi partiti dalle Amministrazioni comunali.

Il grande problema del PNRR ora? Il suo seguito.
Il “Recovery Fund” (fondo di ripresa europeo che in Italia si è tradotto, appunto, nel PNRR) ha funzionato molto bene come risposta rapida alla crisi, ribadisce Kata Tüttő nel suo intervento, ma non arriveranno nuovi fondi: gli sforzi ora devono incentrarsi nel non perdere la spinta guadagnata. Si deve fronteggiare quel che Giorgetti ha definito un “improvviso blocco delle capacità degli Enti locali” e in questo arriva la Legge di Bilancio 2026. Il ministro vanta di aver ottenuto un buon feedback dai Comuni. Si dice soddisfatto dell’attenzione posta ai servizi sociali che gravano sulle Amministrazioni comunali rilanciando lo stanziamento aggiuntivo al fondo per l’assistenza ai minori. “Sappiamo che non è abbastanza”, dice, ma promette che tenteranno di rendere più flessibili i finanziamenti.
Il PNRR, ribadisce il Ministro, ha insegnato che servono strumenti più stabili e credibili: “non dobbiamo acclamare l’eccezionalità ma il merito”.

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Niente proroghe al PNRR: la replica di Foti

Intervistato all’assemblea ANCI Foti ribadisce: “Ogni giorno ci si chiede: quanto abbiamo speso sul PNRR. No, il PNRR è un programma di riforme, di performance e anche di spesa. Io penso di poter dire che quando i Comuni hanno 65mila codici unici di progetto e 24 miliardi di euro assegnati, diventa difficile poter criticare se oggi il 40% di spesa sostenuta è poco o è tanto: io ritengo che sia in linea. Chi conosce il funzionamento dei lavori pubblici sa perfettamente che la fase conclusiva è quella dove tradizionalmente vi è il livello di spesa più alto.” ed è della fase conclusiva che si parla perchè siamo oramai arrivati all’ottava rata quasi incassata di PNRR su dieci rate che portavano alla possibilità di avere 194,4 miliardi, escludendo i 72 miliardi a fondo perduto, “fondo perduto relativo” ricorda Foti “perchè essendo contribuenti netti in Europa portiamo avanti le risorse che abbiamo impiegato, a debito”. Per quanto riguarda le riprogrammazioni del PNRR; escluse le facilities, strumenti impiegabili solo se i soggetti attuatori sono dei privati, non si parla di proroghe, Foti è netto. Per essere concesse proroghe si dovrebbe provvedere a tre modifiche a tre regolamenti del quale uno all’unanimità e il ministro dichiara: non essendoci più le condizioni post Covid con cui il regolamento è stato concepito, sarebbe bocciato: “perderemmo tempo, creeremmo aspettative e non realizzeremmo l’obiettivo della proroga”.

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La struttura del prossimo bilancio europeo

Per fare chiarezza sull’effettivo quadro delle possibilità future manca una variabile: il prossimo bilancio europeo, inerente agli anni dal 2028 al 2034. Il quadro finanziario pluriennale (QFP), strumento che autorizza il finanziamento delle attività e dei programmi dell’Unione Europea e fissa i tetti di spesa massimi per un periodo di sette anni, non è ancora stato definito. La proposta dell’Unione Europea consiste in un aumento del suddetto bilancio, come evidenzia il sindaco Gualtieri all’Assemblea: passare dall’1,1% al 1,26% del GNI (Gross National Income) in 7 anni per 27 Paesi, qui sorge però una specifica non indifferente: “Il particolare è che questa cifra” spiega Gualtieri “sconta una decisione, a mio parere folle, che l’Unione ha preso e che non riesce a cambiare: dal 2028 bisogna cominciare a ripagare la scadenza degli eurobond (i titoli di Stato garantiti da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea o Paesi dell’Eurozona) che sono stati emessi per finanziare il Recovery Fund e questa cosa costa 149 miliardi”. Facile concretizzare questa decisione nella sua conseguente: qualcosa verrà ridotto e a questo punto, la domanda si sposta dal quanto al chi subirà i tagli.

Il grande fondo europeo sotto l’etichetta di Semplificazioni

Kata Tüttő, presidente del Comitato europeo delle Regioni spiega nel concreto la proposta della Commissione Europea e le sue lacune facendo una premessa: la Commissione lavora con le disponibilità finanziare che ha, insufficienti e oggi ancora più basse. L’idea è quindi quella di servire tutti dividendo il budget in due. La prima parte raggruppa tutte le politiche tradizionali; quelle di coesione, sociali, agricole, migratorie e del controllo dei confini: “vanno tutte in un contenitore con un’etichetta chiamata: semplificazione”. Spetterebbe poi ai singoli Governi decidere come utilizzare il fondo e soprattutto come distribuirlo. Tüttő definisce l’idea come nazionalizzazione: “Nella realtà, se io fossi al Governo non accetterei mai questa proposta: non è semplice e non è flessibile; tutta la complessità si è semplicemente spostata dal livello europeo al livello nazionale”.

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