Cig anche per gli statali, il Governo accelera

Fonte: IL SOLE 24ORE

Mobilità obbligatoria del personale, messa a disposizione (Cig) con conseguente riduzione salariale e del personale e superamento delle dotazioni organiche.
Nella lettera all’Europa il Governo titola queste tre mosse “modernizzazione” della Pa.
In realtà, come spiega Roberto Pessi, preside della facoltà di Giurisprudenza della Luiss e tra i massimi giuslavoristi italiani, è soltanto una «riverniciatura».
Ma facciamo un passo indietro, fino al Dlgs 165/2001.
L’articolo 33 spiega che, dopo il confronto sindacale, l’amministrazione può individuare delle eccedenze e può collocare «in disponibilità il personale».
Durante la disponibilità il lavoratore ha diritto a un’indennità pari all’80% dello stipendio per massimo 24 mesi.
Pessi osserva che nel testo «non si usa l’espressione cassa integrazione guadagni ma indennità pari all’80% dello stipendio».
Nella lettera di intenti cambiano le parole ma l’effetto è lo stesso.
La differenza sta nel fatto che la Cig «significa che l’assegno dell’80% dello stipendio non sarà più a carico dello Stato, ma dell’ente di previdenza.
Quindi le spese dell’amministrazione che ha delle eccedenze diminuiscono».
La vera novità, secondo Pessi, è che «il Governo dice chiaramente di avere a disposizione uno strumento e di volerlo utilizzare.
Questo presuppone innanzitutto una forte volontà politica», che non c’è mai stata.
La mobilità e la possibilità delle Pa che necessitano di più personale di attingere alle liste di personale in disponibilità, inoltre, ha «difficoltà intrinseche, connesse al fatto che non esiste una sola pubblica amministrazione visto che si è favorito il massimo pluralismo in Italia e che ogni ente ha una forte autonomia».
La conseguenza, comunque, «sarebbe un blocco dei concorsi nella Pa per 3,4,5 anni», prevede Pessi.

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