Il maltempo delle scorse settimane ha creato difficoltà anche agli uffici personale della Pa. Il problema consiste nel trovare una motivazione giuridica che possa consentire il pagamento dei giorni di assenza causa neve, e la soluzione non sembra agevole. In questi giorni, molte amministrazioni si stanno rivolgendo alla Funzione pubblica per avere chiarimenti in merito. La questione è stata oggetto di analisi da parte degli interpreti istituzionali e della giurisprudenza. In diverse occasioni, l’Aran ha affermato che l’assenza del dipendente, o la chiusura degli uffici da parte datoriale in conseguenza di eventi atmosferici e calamità naturali, rientra nelle ipotesi di forza maggiore sopravvenuta, non imputabile al datore di lavoro né al lavoratore. Ergo, se il dipendente non ha potuto lavorare, la parte datoriale, non avendo beneficiato di alcuna prestazione, non può corrispondere la retribuzione. In tal senso si era espressa anche la Cassazione lavoro, con la sentenza 481/1984. In caso contrario, secondo l’Aran, si verrebbero a determinare oneri impropri e ingiustificati a carico del bilancio degli enti che, letti dalla Corte dei conti, si trasformerebbero in danno all’erario. Volendo in ogni caso evitare la decurtazione della retribuzione, è necessario individuare un istituto legale o contrattuale che possa giustificare l’assenza e, al contempo, ne preveda la retribuzione. Se nel panorama legislativo non si rinvengono norme di legge speciali per la fattispecie, in ambito contrattuale occorre analizzare comparto per comparto quali soluzioni possono essere trovate. A esempio, per i ministeriali, si prevede la possibilità di utilizzare i permessi retribuiti per motivi familiari o personali in caso di impossibilità oggettiva al raggiungimento della sede di servizio anche nell’ipotesi di gravi calamità naturali. Al contrario, per quanto riguarda gli enti locali, nulla è previsto nel contratto e quindi si dovrà comunque ricorrere ai permessi, alle ferie o al recupero. La buona volontà della Funzione pubblica si scontra, oltre che con un consolidato orientamento interpretativo, anche con il costo che questa operazione potrebbe determinare per le casse dello Stato. Per questo, sarà difficile che l’Economia supporti una interpretazione estensiva a favore dei dipendenti pubblici. Sarebbe inoltre complicato spiegare perché i dipendenti pubblici che non hanno lavorato potranno beneficiare della retribuzione quando i colleghi del settore privato, a casa per neve ed ai quali si applica lo stesso quadro normativo, non verrebbero pagati. Allo stesso tempo, ai dipendenti pubblici che, proprio a causa delle condizioni atmosferiche avverse, hanno dovuto subire turni di lavoro massacranti, non potrà che essere riconosciuto il trattamento economico previsto dal contratto, che si concretizza in pochi euro in più.
Assenze per neve, Governo in panne sui tagli in busta paga
Personale. «Pasticcio» sul maltempo
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