Domani in Consiglio dei ministri Filippo Patroni Griffi presenterà un’ipotesi di intervento normativo per consentire alle amministrazioni la possibilità di prorogare fino al luglio 2013 i contratti a termine che hanno raggiunto i 36 mesi o che sono in scadenza a fine anno. Si tratterebbe di una «soluzione tampone e a costo zero», come ha precisato ieri Palazzo Vidoni al termine del secondo incontro con i sindacati sul dossier precari, un passo in avanti che consente di procedere con maggiore tranquillità alla definizione dell’Accordo quadro Aran sul lavoro flessibile nella Pa. Se il Consiglio dei ministri darà il via libera la norma verrà presentata in forma di emendamento alla legge di stabilità. Oltre alla possibilità di proroga dei contratti, nel testo verrà inserito anche il riconoscimento di una riserva di posti, da assegnare a chi ha già avuto un contratto a termine nella Pa, nei prossimi concorsi pubblici. L’esperienza contrattuale verrebbe considerata alla stregua di un titolo per consentire, in prospettiva, un canale di accesso strutturale ai «terministi» nel rispetto dei vincoli costituzionali. La soluzione prospettata ai sindacati «non produce oneri» e «non è generalizzata», ha sottolineato il capo dipartimento della Funzione pubblica, Antonio Naddeo. Per le amministrazioni resta infatti in vigore fino al termine del prossimo anno il taglio del 50% delle risorse utilizzabili per il lavoro flessibile (Dl 78/2010): «Se un’amministrazione non ha i soldi può pure non fare la proroga ha aggiunto Naddeo . Ma in genere le amministrazioni i fondi li hanno, il problema era che tanti precari avevano raggiunto il tetto massimo di 36 mesi». L’intero fronte sindacale ha accolto positivamente l’ipotesi di proroga che riguarderebbe buona parte di una platea di dipendenti che superava, alla fine del 2011, quota 250mila, considerando i quasi 15mila precari del settore Stato, i 135mila della scuola e i 100mila di Regioni, autonomie locali e Servizio sanitario. Per la Cgil, il segretario confederale Michele Gentile ha definito la proposta «positiva e utile, frutto della nostra iniziativa» e ha ribadito che l’obiettivo resta la stabilizzazione. Anche Gianni Baratta (Cisl) ha parlato di un «primo risultato» e Paolo Pirani (Uil) ha dato «parere favorevole» anche se «il giudizio conclusivo ha detto dipenderà dal Consiglio dei ministri». Fulvo Depolo (Ugl) ha sollecitato «al più presto» l’Accordo quadro. Lunedì le parti torneranno attorno al tavolo: se il Cdm avrà dato l’ok al testo si procederà alla definizione dell’Accordo quadro sul precariato, vale a dire la cornice contrattuale da siglare in Aran per la gestione futura delle assunzioni a termine, con le motivazioni da accludere ai contratti, le eventuali derogabilità al limite dei 36 mesi e gli intervalli da rispettare tra un rinnovo e l’altro.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento