Ok al decreto che istituisce reddito di cittadinanza e “quota 100”

È giunto ieri l’atteso via libera del Governo al decreto legge che introduce reddito di cittadinanza e pensioni con “quota 100”. Nel provvedimento, tra le altre cose, affiora una clausola “salva-spesa” anche per evitare sforamenti per l’uscita anticipata. Inoltre quota 100 viene introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021, ma chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2021 potrà uscire anche dopo.

I contenuti del testo del decreto

Il decreto prevede l’introduzione, a partire dal prossimo aprile:
– del reddito e della pensione di cittadinanza per i soggetti e i nuclei familiari in condizioni di particolare disagio economico e sociale, vale a dire di misure mirate a una ridefinizione del modello di benessere collettivo, attraverso meccanismi in grado di garantire un livello minimo di sussistenza nonché, nel caso del reddito di cittadinanza, la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione;
– di una ridefinizione dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento anticipato e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani.

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Pensioni e quota 100 per i dipendenti pubblici

Con specifico riferimento al versante pensioni il decreto introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, la cosiddetta “pensione quota 100”.
Il ritiro dal lavoro sarà possibile, in prima applicazione, dal primo aprile 2019 per i lavoratori privati che abbiano raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018 e dal primo agosto 2019 per i lavoratori pubblici che li abbiano maturati all’entrata in vigore del decreto. Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre (inizio dell’anno scolastico) i lavoratori della scuola.
La platea di “quota 100” in ambito pubblico è di oltre 156mila dipendenti (anche per loro si stima un’adesione all’85%). Il termine per il raggiungimento dei requisiti è fissato al 31 dicembre 2018 e le pensioni si avranno a partire dal luglio (finestra di sei mesi). Per chi matura i requisiti dal 1° gennaio 2019 la finestra mobile semestrale decorrerà a partire dalla maturazione dei requisiti. Per i lavoratori della scuola la prima possibilità di uscita è fissata al 1° settembre, in linea con l’inizio dell’anno scolastico.
Per i dipendenti pubblici il decreto prevede un uscita ritardata rispetto a quelli privati. La prima finestra utile è fissata al 1° agosto, con un mese di ritardo rispetto alla “soglia” di luglio ipotizzata inizialmente e 4 mesi dopo quella prevista per i lavoratori dipendenti. A utilizzare questa uscita potranno essere solo gli “statali” che avranno maturato i requisiti per quota 100 entro la data di entrata in vigore del decreto; chi li maturerà dal giorno successivo conseguirà il diritto alla decorrenza del trattamento dopo sei mesi. In ogni caso la domanda di pensionamento anticipato dovrà essere presentata alla Pa di appartenenza con un preavviso di 6 mesi

La questione Tfr/Tfs dipendenti pubblici

Come si legge sul Sole 24 Ore di questa mattina “Attualmente il Tfr/Tfs arriva in tasca ai dipendenti pubblici con almeno due anni di ritardo. La soluzione approvata dal Consiglio dei ministri prevede la possibilità di un anticipo parziale attraverso il meccanismo del prestito bancario (facendo leva su convenzioni tra la PA e l’Abi) fino a una massimo di 30mila euro di Tfs. Gli interessi da versare agli istituti di credito sono per il 95% a carico dello Stato. Sempre lo Stato sarebbe anche garante dell’intera operazione. Il vicepremier  Matteo Salvini e la ministra Giulia Bongiorno puntano a far salire a 40-45mila il “tetto”, magari già con i correttivi parlamentari al decreto”.

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