Gli iscritti alla gestione pubblica (ex Inpdap) che incasseranno la 14esima passano dagli 8.461 del 2016 ai 125.242 di quest’anno: tra i nuovi beneficiari saranno 23.849 quelli che prendono una pensione sotto la soglia di 1,5 volte il minimo (per i quali è prevista una maggiorazione) e 101.393 quelli che stanno invece tra 1,5 e 2 volte il minimo, coloro cioè cui l’extra arriva per la prima volta quest’anno. In euro la torta aggiuntiva delle nuove quattordicesime ai pubblici è così ripartita: 12,5 milioni ai “più poveri”, 40 milioni ai “meno poveri”, per una maggiore spesa complessiva che passa da 3,1 milioni a 52,5 milioni.
Il confronto con gli assegni familiari
Nella Relazione annuale della Banca d’Italia, pubblicata il 31 maggio, gli effetti distributivi della nuova quattordicesima sono stati analizzati con un modello di microsimulazione, il BIMic, che partendo dai dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie misura la differenza tra redditi disponibili equivalenti prima e dopo il varo del nuovo bonus. I risultati sono interessanti. Il 30% circa delle risorse stanziate (240 milioni) andranno a pensionati con redditi relativamente elevati, mentre il 60% (480 milioni) andrà nelle tasche di soggetti che vivono in famiglie con un reddito basso. La ragione di questa non perfetta allocazione di risorse dipende dal fatto che il trasferimento è legato alla pensione contributiva del beneficiario, al suo reddito insomma, senza tenere conto del reddito della famiglia, come si fa per esempio con altri strumenti assistenziale come l’assegno al nucleo familiare. Con la nuova quattordicesima il reddito disponibile annuo delle famiglie beneficiarie aumenterà in media dell’1,65% (circa 250 euro, poco meno di 21 euro al mese), con un incremento un po’ maggiore (tra l’1,8% e il 2,6%) per i pensionati che vivono nelle famiglie con redditi più bassi, distribuite nei primi quattro decili della distribuzione dei redditi.
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