Riforma Pa, dubbi sulla revisione della responsabilità contabile

Fonte: Il Sole 24 Ore

«Suscita forti perplessità la previsione di una revisione, con quella sulla responsabilità dirigenziale, della disciplina della responsabilità amministrativo-contabile». Così il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, all’audizione sulla riforma Pa in commissione Affari costituzionali della Camera. «Non si può non sottolineare – ha spiegato Squitieri – come la materia della responsabilità per danno erariale, come precisato dalla Corte costituzionale, attiene all’ordinamento civile e non all’organizzazione amministrativa e appare, quindi, esorbitante dall’oggetto dell’intervento legislativo all’esame».

La salvaguardia delle prerogative dei giudici contabili
Sempre in occasione dell’audizione a Montecitorio, il presidente della Corte ha evidenziato come «pur se il criterio dell’esclusiva responsabilità dei dirigenti per l’attività gestionale si ponga quale naturale corollario della separazione delle attività di indirizzo politico da quelle di amministrazione attiva, lo stesso necessita di essere declinato salvaguardando l’autonomia dei giudici contabili nel ricostruire le fattispecie di danno e nell’individuare i presupposti oggettivi e soggettivi per l’esistenza di una responsabilità patrimoniale».

Rischio maggiore con il ricorso a dirigenti esterni
La previsione «di un ampliamento delle ipotesi di mobilità tra le Pa e tra queste e il settore privato» suscita «perplessità, in quanto potrebbe prefigurare un più ampio discrezionale ricorso al conferimento di incarichi dirigenziali a esterni», ha detto ancora il presidente Squitieri. Allo stesso tempo la Corte dei conti mette in guardia sulla «difficoltà della concreta gestione dei ruoli unici» della dirigenza pubblica, visto che «rischia di innescare una sorta di conflittuale concorrenza tra le diverse amministrazioni per l’individuazione dei candidati migliori».

Procuratore Antimafia: valutare l’efficienza delle intercettazioni
Nel giro di audizioni è stato sentito dalla commissione Affari costituzionali anche il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, per il quale occorrerebbe valutare con attenzione se non siano in pericolo «la continuità e l’efficienza delle attività intercettative». Il punto riguarda il taglio del 60% sia delle tariffe riconosciute ai gestori telefonici sia degli apparecchi necessari per catturare il segnale previsto dal ddl di riforma della Pa. Roberti ha spiegato come «la riduzione andrebbe a operare sul ristoro dei costi e, sostanzialmente, si chiede ai gestori di rinunciare non a parte del “guadagno” ma a parte dei costi sopportati». Perciò la misura potrebbe comportare una «una seria contrazione degli investimenti, da parte dei gestori, nelle attività svolte ad assicurare con massima precisione e tempestività l’adempimento delle prestazioni obbligatorie».

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