Provincia, dipendenti da dimezzare

Fonte: Corriere della sera

Il numero, stimato dall’Upi (Unione delle Province d’Italia), suona come una beffa: 299, come la vecchia tecnica commerciale che evita lo scatto al centinaio successivo per far apparire tutto meno oneroso. Ma qui non c’è niente in vendita, semmai in saldo rischia di finire la professionalità di buona parte dei 570 dipendenti di Via Tasso. L’intenzione del Governo è chiara: ridurre le spese della Provincia, con tagli di risorse che per Bergamo ammonteranno a 12,5 milioni nel 2015 per arrivare, in crescendo, ai 37,5 del 2017. Nel mezzo, sempre che intanto l’ente (già incapace quest’anno di rispettare il Patto di stabilità) non arrivi al default, c’è un dimezzamento delle spese sostenute per il personale al momento (aprile 2014) dell’entrata in vigore della riforma Delrio: nel 2013 via Tasso ha speso 23 milioni in stipendi, da qui la necessità di tagliare 11,5 milioni di risorse umane. Che corrispondono, più o meno, a quasi 300 persone: dipendenti che, a oggi, non hanno la minima idea di quale scrivania occuperanno tra qualche mese. Se ce ne sarà una. «Se anche l’operazione sul personale andrà in porto, le risorse non saranno comunque sufficienti per approvare un bilancio decente spiega il presidente della Provincia Matteo Rossi, che oggi sarà a Milano per discutere della situazione con i colleghi lombardi e rappresentanti della Regione . La nostra volontà era quella di applicare in modo innovativo la legge Delrio, ma da Roma si stanno mettendo toppe che sono peggio del buco». Intanto arriva la notizia che con ogni probabilità si potrà accedere alla pensione con le regole pre Fornero solo entro il 2016, e non fino al 2018 come emerso in un primo momento: «Situazione che, ridurrà la trentina di prepensionamenti auspicati a non più della metà», spiega Gian Marco Brumana, segretario della Fp-Cgil. Ma gli altri lavoratori che fine faranno? Dovrebbero seguire le competenze che verranno tolte alla Provincia, per passare alla Regione e ai Comuni. Il governatore Roberto Maroni, però, ha già fatto sapere di voler lasciare tutte le attuali deleghe in mano agli enti provinciali, mentre l’assessore al Bilancio del Pirellone, Massimo Garavaglia, è stato chiaro: «I dipendenti delle province? Noi non abbiamo un euro». Di altro avviso Antonio Misiani, deputato del Pd: «I posti di lavoro vanno tutelati e i dipendenti della Provincia dovranno avere la priorità presso altri enti pubblici. Anche le Regioni sono chiamate a collaborare». Le cose non vanno meglio tra i Comuni. In molti casi il personale è ridotto all’osso, ma il Patto di stabilità impone uno stop alle assunzioni. «Le potenzialità di assorbimento da parte dei Comuni ci sarebbero, ma eventuali nuovi arrivi saranno vincolati a nuove deleghe. Stiamo parlando solo di teorie», aggiunge Mario Gatti, segretario della Fp-Cisl. L’unica certezza è che entro 90 giorni dall’entrata in vigore della Legge di stabilità la Provincia dovrà fare nomi e cognomi del personale in eccesso, aprendo una procedura di mobilità. Ma se nessun ente pubblico sarà in grado di assorbirli, cosa succederà? «Tra le varie ipotesi che ci preoccupano spiega Brumana c’è la trasformazione dei contratti in part time, dando di fatto vita a contratti di solidarietà, o la messa in disponibilità dei dipendenti, che dopo due anni nelle liste speciali, con pagamento dello stipendio all’80%, verrebbero licenziati». In una situazione così il rischio è di una riduzione dei servizi. Ma altre nubi altrettanto scure incombono sulla Provincia: «Ad aprile lo Stato inizierà a ridurre le risorse a Via Tasso. Se per quella data non si sarà chiarita la situazione, c’è il rischio di non poter più pagare gli stipendi», ipotizza Brumana. A quel punto la Provincia potrebbe decidere di tutelare i dipendenti, ma per farlo sarebbe costretta a risparmiare su servizi fondamentali, come la manutenzione delle strade. Rossi non potrebbe accontentare tutti.

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