Pin per tutti, più turn over e premi ai dirigenti in base ai risultati. Arriva la riforma della Pa

Fonte: La Repubblica

MILANO – Con la riforma della Pubblica amministrazione, che verrà discussa domani dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi, “certamente andiamo verso un’Italia semplice, con meno burocrazia, con la Pubblica amministrazione che non duplica le sue funzioni e con una riduzione importante degli enti”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, intervenendo a Radio Anch’io tira la volata alla riforma della Pa, che non ha mancato di suscitare attriti verso i sindacali ma che il governo annuncia come epocale. Lo stesso Renzi, d’altra parte, aveva ribadito la sua importanza poche ore prima, via Twitter come da sua cifra caratteristica.

Sindacati irritati. Il ministro Marianna Madia, insieme al sottosegretario Angelo Rughetti, ha lavorato a un testo che potrebbe trasformarsi in decreto o legge delega. Dal governo la parola d’ordine è di tenere le bocche cucite, ma non è detto che già mercoledì si arrivi a un provvedimento chiuso; potrebbe ancora essere un passaggio interlocutorio, tanto che nella convocazione del Consiglio dei Ministri non c’è nulla a riguardo (se non le “varie ed eventuali” di rito). La rivoluzione Renzi l’ha già fatta nel marginalizzare il dialogo con i sindacati, che non l’hanno certo presa bene e anzi hanno protestato con fermezza. Qualche incontro c’è stato, ma solo a livello informativo; parlare di “trattativa” vera e propria sarebbe assolutamente fuori luogo e d’altra parte il governo non

l’ha mai cercata.

Tetto agli stipendi dei dirigenti a 240mila euro. “I dirigenti della pubblica amministrazione accetteranno il tetto agli stipendi”, ha spiegato ancora Delrio a Radio Anch’io. In effetti il governo si è mosso in questa direzione anche nelle precedenti proposte di un tetto a 240mila euro per le presidenze delle società (quotate incluse) delle quali ha appena rinnovato i vertici. Un limite che è confermato anche per le figure dirigenziali della Pa, che con la riforma dovrebbero vedersi assegnati contratti a termine; in tema di retribuzioni, per i dirigenti delle amministrazioni pubbliche dovrebbe prendere forma anche un legame stretto con le performance registrate (con l’idea di agganciare una parte variabile dell’assegno all’andamento economico generale del Paese). Le strutture saranno snellite con l’eliminazione delle due fasce dei dirigenti e l’abolizione del Capo dipartimento dagli organigrammi dei ministeri.

Staffetta, scivoli e mobilità. L’asse principale perseguito dal Ministro è quello della “staffetta generazionale”, col pensionamento dei dipendenti più anziani, soprattutto tra i 280mila dirigenti della Pa, per fare posto ai più giovani. La modalità tecnica di attuarlo resta da vedere e una novità significativa potrebbe essere rappresentata dalla reintroduzione dello scivolo, mediante l’esonero di servizio, cioè la sospensione dal lavoro nei cinque anni precedenti il momento di andare in pensione con 40 anni di anzianità contributiva. Di fatto, quando manca poco tempo dalla pensione il dipendente resta a casa con un assegno più leggero. Nel provvedimento dovrebbero trovare posto anche l’obbligatorietà della mobilità interna alla Pa, un accentuazione della parte di retribuzione legata al merito e l’istituzione degli incarichi a termine con verifica e valutazione esterna.

Esuberi congelati, turnover scongelato. Un Pin per tutti. Uno dei temi che aveva messo in allarme il sindacato erano i famosi 85mila esuberi possibili indicati dal Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, come leva di risparmio in un disegno da 3 miliardi complessivi. Nel piano della Madia dovrebbero essere risparmiati, mentre si potrebbe avere qualche prepensionamento. Si dovrà poi mettere mano al turn-over: oggi è bloccato al 20% (su dieci dipendenti che escono ne possono entrare 2 come nuovi assunti), l’asticella dovrebbe salire. Via poi al sistema di reclutamento unico per i dipendenti, che non passeranno più dai vari ministeri ma da un sistema centralizzato. Per quanto riguarda il rapporto con i cittadini, la “sburocratizzazione” cercata da Renzi dovrebbe passare attraverso la messa a disposizione di un Pin unico per accedere ai servizi digitalizzati.

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