Continuano le audizioni preliminari all’esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”. Giovedì 6 novembre 2025 è stato il turno della Corte dei conti audita dinanzi alle Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Il Senato e la Camera dei deputati hanno reso pubblici i primi dossier studio inerenti alla Manovra 2026-2028.
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Indice
PER APPROFONDIRE:
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Gli obiettivi programmatici e i saldi di finanza pubblica
La prima parte del dossier del Servizio Studi di Camera e Senato dedicata agli articoli 1-36 del disegno di legge di bilancio 2026 si concentra sulla cornice macroeconomica e sui principali saldi di finanza pubblica. L’articolo 1 stabilisce i livelli massimi del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato finanziario per il triennio 2026-2028, fissandoli rispettivamente a:
- 154,8 miliardi di euro per il 2026;
- 138,4 miliardi per il 2027;
- 92,1 miliardi per il 2028.
L’indebitamento della PA: una progressiva riduzione del deficit
Il documento evidenzia la coerenza dei valori con gli obiettivi indicati nel Documento programmatico di finanza pubblica 2025 (DPFP), che prevede un indebitamento netto della Pubblica Amministrazione pari al:
- 2,8% del PIL nel 2026;
- 2,6% nel 2027;
- 2,3% nel 2028.
La traiettoria trattata è improntata alla progressiva riduzione del deficit, in linea con la riforma della governance economica europea e con l’obiettivo di mantenere l’equilibrio tra crescita e sostenibilità del debito. Le Commissioni bilancio hanno inoltre sollecitato al Governo una relazione dettagliata sul tasso di evoluzione della spesa netta: nuovo strumento di sorveglianza comunitaria introdotto dalle regole UE.
Nel complesso, la manovra delineata sembra essere improntata alla prudenza fiscale e alla continuità del percorso di consolidamento dei conti pubblici, mantenendo margini di flessibilità per interventi mirati su famiglie, imprese e investimenti pubblici. L’impianto complessivo punta dunque a garantire stabilità macroeconomica.
>> Dossier studio: LEGGE DI BILANCIO 2026 (VOLUME I).
Lavoro, previdenza e pubblico impiego
Il Volume II del dossier parlamentare dedicato al disegno di legge di bilancio 2026, che analizza gli articoli dal 37 al 93, si concentra su tre ambiti cardine: politiche per il lavoro e la previdenza, misure per la famiglia e le pari opportunità, e disposizioni sul pubblico impiego.
Tra le misure di maggiore rilievo figura l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato nel 2026, che riconosce ai datori di lavoro una riduzione parziale dei contributi previdenziali:
- fino a 24 mesi, con un limite di spesa di 154 milioni per il 2026;
- 400 milioni per il 2027;
- 271 milioni per il 2028.
L’obiettivo è favorire l’occupazione stabile, in particolare dei giovani e delle donne, e incentivare la crescita occupazionale nel Mezzogiorno attraverso la ZES unica.
Sul fronte del welfare, il dossier segnala modifiche all’assegno di inclusione, che elimina la sospensione di un mese prevista per i rinnovi del beneficio, assicurando continuità ai nuclei familiari beneficiari e prevedendo un contributo aggiuntivo straordinario per il 2025-2026. Restano inoltre in vigore l’APE sociale, le proroghe degli ammortizzatori del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione e l’aumento delle maggiorazioni sociali per i pensionati in condizioni di disagio.
Infine, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione: emergono misure mirate al rafforzamento del personale e alla valorizzazione delle professionalità pubbliche. Si conferma la possibilità di assunzioni straordinarie per la Polizia penitenziaria: 2mila nuove unità nel triennio e la stabilizzazione di 150 agenti già in servizio. Viene inoltre previsto un incremento delle risorse per il trattamento accessorio dei dipendenti pubblici e per la ricerca statistica presso l’ISTAT.
>> Dossier studio: LEGGE DI BILANCIO 2026 (VOLUME II).
Investimenti, territori e sostenibilità ambientale
Il Volume III del dossier, dedicato agli articoli 94-154, completa il quadro della manovra con un’ampia panoramica sulle misure per la crescita, le infrastrutture e la finanza territoriale. Gli articoli 94-99 introducono un pacchetto di incentivi agli investimenti produttivi e alla transizione ecologica: viene riproposto l’iperammortamento per beni strumentali nuovi, con maggiorazioni fino al 220% per gli investimenti “green” e digitali ed è previsto un credito d’imposta per le imprese operanti nella ZES unica e nelle zone logistiche semplificate, volto ad attrarre capitali e innovazione.
Ampio spazio è riservato al sostegno agli Enti territoriali: l’articolo 114 riduce il concorso alla finanza pubblica delle Regioni ordinarie (cioè una diminuzione dell’importo che le Regioni devono versare allo Stato per contribuire agli obiettivi di finanza pubblica), mentre l’articolo 115 cancella l’obbligo di restituzione delle anticipazioni di liquidità concesse negli anni di crisi, liberando risorse per investimenti locali. Segue una revisione del Fondo crediti di dubbia esigibilità e l’introduzione di un nuovo fondo per l’armonizzazione dei trattamenti economici del personale dei Comuni, volto a ridurre i divari retributivi tra Amministrazioni.
Sul versante infrastrutturale, il dossier elenca interventi significativi finanziati tramite il Fondo complementare PNRR e i fondi pluriennali MIMS: tra questi, 100 milioni per la Linea C della metropolitana di Roma, 15 milioni per la M4 di Milano, e ulteriori risorse per il rinnovo delle flotte navali e ferroviarie in chiave sostenibile. In chiusura, le disposizioni di razionalizzazione della spesa (articoli 129-132) introducono piani di analisi e valutazione della spesa ministeriale, oltre a un rafforzamento del Fondo per lo sviluppo e la coesione e all’istituzione del Fondo sociale per il clima, destinato a sostenere la transizione energetica delle famiglie vulnerabili.
>> Dossier studio: LEGGE DI BILANCIO 2026 (VOLUME III).
Il giudizio della Corte dei conti
Pur riconoscendo la coerenza macroeconomica della manovra con gli obiettivi di riduzione del deficit e contenimento del debito, la magistratura contabile ha segnalato rischi significativi per la sostenibilità dei conti pubblici e la tenuta delle misure di spesa nel medio periodo.
Secondo la Corte, il quadro programmatico appare fondato su ipotesi di crescita realistica ma fragile:
“La manovra proposta dal Governo con il disegno di legge di bilancio, in linea con il quadro definito nel Documento programmatico di finanza pubblica e con quanto preannunciato nel Documento programmatico di bilancio per il 2026, si caratterizza per un impatto espansivo rispetto al tendenziale, complessivamente pari a poco meno di 14 miliardi nel triennio 2026-2028 (cfr. Tavola 1), inglobando gli effetti della stessa sulla
spesa per interessi (+481 milioni nel triennio) e della rimodulazione del PNRR: una dimensione significativamente inferiore a quella indotta dalla manovra precedente (circa 49 miliardi nel triennio 2025-2027). In dettaglio, nel 2026, il disegno di legge comporta un maggior indebitamento netto di 0,9 miliardi (pari allo 0,04 per cento del Pil) dipendente dall’andamento dell’inflazione e dai tassi di interesse“.
La Corte invita pertanto il Governo a rafforzare la qualità della spesa pubblica, orientandola verso investimenti produttivi e misure ad alto moltiplicatore economico. Particolare attenzione è riservata al capitolo delle entrate, dove la Corte giudica “limitato” il ricorso a interventi strutturali di ampliamento della base imponibile, segnalando invece una prevalenza di misure temporanee o di natura incentivale. Sul fronte della spesa, vengono considerati positivamente gli interventi a favore di famiglie e imprese, ma si chiede una valutazione più rigorosa dell’impatto pluriennale degli incentivi fiscali, specie in materia previdenziale e di sostegno all’occupazione.
La Corte dei conti, certo riconosce che la manovra 2026 muove nel solco della prudenza finanziaria, ma raccomanda una strategia di medio periodo più incisiva per la crescita, la riduzione del debito e la riqualificazione della spesa pubblica. Prudenza, ma non troppo da diventare inefficacia.
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