Pubblico impiego, i sindacati incalzano il governo

Dettori: campagna terroristica sui tagli. Mps, i sindacati scioperano contro il piano industriale. Airaudo a Marchionne: anche negli Usa avrebbero condannato Fiat. Le proposte Cisl sulla Rai e le polemiche di Bonanni

Quella di oggi è la classica giornata in cui appare evidente come i quotidiani siano un prodotto sempre più a rischio obsolescenza. Tutti i titoli a proposito di Europa parlavano dei contrasti nel vertice di Bruxelles, della difficoltà di raggiungere una posizione comune sulla manovra antispread, sulla decisione di Mario Monti di combattere fino in fondo e, arrivati al momento di scrivere questa nota, tutto è stato superato dalla notizia arrivata poco fa del raggiungimento di un’intesa, della vittoria dell’asse Monti-Hollande, delle borse che reagiscono entusiasticamente (quanto durerà questo entusiasmo?) alla notizia.

Ma sui giornali di oggi ci sono notizie che non invecchiano. Come quelle contenute nell’intervista di Rossana Dettori a L’Unità. “Spending review? Mi pare che nessuno sappia realmente di che cosa stiamo parlando. Leggiamo di blocco delle tredicesime, di 2 euro in meno per i ‘buoni pasto’, ma a parte gli allarmismi e alcune proposte di razionalizzazioni all’interno dei singoli ministeri siamo davanti a quella che definisco una campagna terroristica in cui si crea vero e proprio terrore sulla pelle dei lavoratori pubblici su cosa potrà capitare loro. Ormai ci siamo abituati: quando i grandi giornali ti martellano per settimane sui tagli, poi questi puntualmente si materializzano. È successo così con i fannulloni con Brunetta che sfruttò la campagna mediatica e così accadrà per la spending review e i tagli agli statali”. Lunedì prossimo, al governo, i sindacati chiederanno di “smentire le parole del viceministro Grilli che vuole ridurre ‘il perimetro pubblico’ e favorire i privati. Chiederemo di tagliare il miliardo e mezzo di consulenze e di aprire un confronto con noi su come tagliare le spese”. Se non verranno ascoltati, risponderanno con la mobilitazione. “Unitariamente – sottolinea Dettori –, e questo è un valore riconquistato importantissimo nel settore pubblico, abbiamo tenuto assemblee di due ore partecipatissime nei luoghi di lavoro in cui abbiamo percepito la preoccupazione dei lavoratori. Allo stesso modo, unitariamente, sceglieremo come continuare la mobilitazione”.

Problemi pesanti anche nel mondo del credito. I sindacati sono in trincea sul nuovo piano industriale del Monte dei Paschi di Siena che prevede 4.600 esuberi con 100 dirigenti a casa e 400 prepensionati, oltre alla riduzione degli stipendi del 5% per 12 mesi. Lo scrive Il Messaggero. Che racconta: “L’altra sera a valle della presentazione al mercato del piano c’è stato un incontro fra Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e il capo delle risorse umane Ilaria Della Riva e i segretari nazionali delle principali sigle. “L’esposizione aziendale ha ovviamente confermato i contenuti dei progetti già resi noti – si legge in una nota dei sindacati – oltre alla assoluta mancanza di una qualsiasi idea a livello di progetto industriale, e una sconcertante approssimazione su ogni punto presentato. Evidentemente l’unica cosa che interessava al management era l’effetto annuncio dei pesanti tagli occupazionali e del costo del lavoro, mentre non è stata data alcuna specifica risposta sui temi ad essi correlati, quali cessioni di asset, gestione degli esuberi ed esternalizzazioni. Abbiamo tra l’altro verificato – prosegue la nota sindacale – che il cda ha approvato, oltre al piano d’impresa, la disdetta del contratto integrativo. Si tratta di una decisione di arroganza infinita. Si vorrebbero cancellare, con due righe di una delibera approvata da persone che nulla sanno della banca e della sua storia, decenni di conquiste sindacali, in perfetta sintonia con i comportamenti delle peggiori controparti del settore creditizio e del settore industriale”. Le sigle concludono: “Sono già in corso di attivazione le procedure per indire uno sciopero di tutto il personale”.

Per rispondere all’ad di Fiat, che aveva usato il termine folklore per la sentenza di Pomigliano, Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom, sceglie su Il Messaggero la strada dell’ironia (“Polemica molto provinciale, il classico italiano che quando sta all’ estero parla male del suo Paese”) ma anche quella della puntualzzazione: “E’ una sentenza antidiscriminatoria: Marchionne avrebbe avuto la stessa decisione anche negli Usa che ama tanto. E forse lì non avrebbe protestato. Qui non parliamo di nuove assunzioni: a Pomigliano la Fiat ha chiuso un’azienda e ne ha aperta un’altra. L’accordo era che avrebbe assunto tutti. E invece su 2.147 assunti, non c’era nessuno iscritto alla Fiom”. E sullo sciopero alla Sevel in Abruzzo in coincidenza con la partita, spiega: “Lo sciopero è stato deciso dai delegati di fabbrica, appena la Camera ha dato l’ok alla riforma del mercato del Lavoro. È stata una clamorosa e grave ingenuità. Che ha offuscato le ragioni di uno sciopero giusto e ha fornito alibi all’azienda per polemizzare. Ma non credo fosse uno sciopero festaiolo, perché in occasione della partita Spagna-Portogallo, in 500 hanno chiesto e ottenuto il permesso dall’azienda. Quattro ore di sciopero costano al lavoratore: sono 60 euro in meno in busta paga. Chi voleva vedersi la partita avrebbe potuto seguire la stessa strada. Perché buttare 60 euro?”.

Chiudiamo con le idee della Cisl per la Rai (condite dalla polemica di Bonanni con Fabio Fazio). “Fiscalizzare il bilancio della Rai per dare certezze alla maggior azienda culturale del paese e ai suoi 13mila dipendenti. Creare un comitato ‘Rai bene comune’ aperto a tutti per tutelare l’azienda, chiuderla ai partiti e aprirla ai corpi intermedi, garantendo competenza e trasparenza”. Queste le proposte avanzate dalla confederazione di Via Po nel convegno: “Rai, un bene comune da rivalutare” nella sintesi de L’Unità. A conclusione dell’incontro, aperto dalla relazione del segretario confederale Cisl, Annamaria Furlan, “Raffaele Bonanni ha sottolineato come ‘se non ci fosse il servizio e la funzione pubblica che la Rai esercita e l’amore che abbiamo per quest’azienda e i suoi 13mila dipendenti, diremmo che l’azienda è in una situazione senza ritorno. Invece, proprio per questo, vogliamo impegnarci fortemente per rilanciarla ed evitare che finisca come l’Alitalia: non possiamo privatizzarla’. Bonanni ha definito ‘fallimentare la gestione Rai dei partiti: dai partiti si è passati ai fiduciari e ora ai presentatori di talk show, che prendono una barca di soldi e che gli stessi partiti non riescono più a controllare, portando a una deformazione estremistica della rappresentazione del paese’. E fra questi Bonanni si è scagliato in particolare contro Fabio Fazio, definito ‘il più fazioso di tutti’”.

(FONTE: www.rassegna.it)

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