Riforma Pa: ecco cosa cambia nella Pubblica amministrazione

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Cdm di venerdì scorso, ha annunciato il via libera al disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione (in tutto 44 punti). Il Consiglio dei ministri ha anche varato con un decreto legge le nomine del’Autorità anticorruzione e anche tre decreti, uno legato all’ambiente, uno all’agricoltura e un terzo relativo alle misure per la competitività e la semplificazione. Ecco alcuni punti principali della Riforma:

– MOBILITA’ VOLONTARIA E OBBLIGATORIA. Per la mobilità volontaria: non sarà necessario il nullaosta dell’amministrazione di provenienza ma potrà esserci solo nel caso di passaggio tra sedi centrali di differenti ministeri, agenzie ed enti pubblici nazionali: l’autorizzazione dovrà arrivare entro due mesi dalla richiesta. Per ora quindi sembrano essere esclusi gli enti locali. C’è però un altro vincolo: l’amministrazione di destinazione dovrà avere una percentuale di posti vacanti superiore rispetto a quelle di provenienza. Mentre per quanto riguarda la mobilità obbligatoria, cioè quella in cui il lavoratore non abbia espresso la volontà di spostarsi: nonostante ciò potrà essere trasferito praticamente senza alcuna formalità all’interno dello stesso Comune oppure in un raggio di 50 chilometri. In questo caso il ministro Madia si è impegnata a dare garanzie sullo stipendio del lavoratore, assicurando l’approvazione delle tabelle di equiparazione, che consentono di capire lo stipendio e la qualifica che si mantengono dopo il trasferimento.

– STOP TRATTENIMENTO IN SERVIZIO. L’istituto viene abolito da fine ottobre. Ma per i magistrati ordinari, amministrativi e contabili in “funzioni direttive o semidirettive” o dirigenziali, over70, “viene fatto salvo fino al 31 dicembre 2015”. “Non sono prepensionamenti – ha sottolineato il ministro per la P.A. – sono post pensionamenti. Diciamo: se arrivi all’età della pensione, vai in pensione. E se sei in pensione non puoi lavorare per la P.A.”. Questo darà spazio al ricambio generazionale permettendo di creare almeno 15 mila posti.

– CON REQUISITI ANZIANITA’ VIA ANCHE MEDICI E PROF. La Pa potrà mandare a riposo i lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel 2014 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l’età della pensione di vecchiaia inclusi i professori universitari, i dirigenti medici responsabili di struttura complessa e il personale delle Autorità indipendenti.

– DIRIGENTI A TERMINE. Viene confermato il ruolo unico per i dirigenti (non esiste più la divisione per fasce). Se rimangono privi di incarico per un certo periodo (il tempo preciso sarà stabilito dal parlamento) saranno “di fatto licenziati”. È previsto un meccanismo per la valutazione, per cui un dirigente potrà passare da un incarico più alto a uno più basso o, appunto, rimanerne privo.

– PRIMA ASSUNZIONE VINCITORI CONCORSI, POI NUOVI BANDI. Nessun nuovo concorso se prima non vengono assunti tutti i vincitori dei precedenti bandi.

ESAME PER ASSUNZIONE DIRIGENTI.  Novità anche per l’accesso alla dirigenza: resta confermato il doppio binario, concorso e corso-concorso, ma nel primo caso non basterà più risultare vincitore, dopo tre anni di «prova», bisognerà superare un esame per passare da tempo determinato a indeterminato.

– RIDUZIONE 50% DEI DISTACCHI E PERMESSI SINDACALI. Saranno dimezzati dal primo agosto i contingenti complessivi dei distacchi previsti per il personale del pubblico impiego. Il taglio vale per ogni associazione sindacale.

– SEMPLIFICAZIONE E FLESSIBILITÀ NEL TURN OVER. Il limite per le amministrazioni centrali resta al 20% delle uscite per il 2014, 40% per il 2015, 60% per il 2016 e 80% per il 2017, ma il tetto si riferisce solo alla spesa complessiva e non alle persone.

 

Alessio Sfienti

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