Revisori, l’Europa parla chiaro

Fonte: Italia Oggi

La normativa europea in materia di revisione legale non si tocca: è la ferma risposta dei vertici Inrl all’ennesima riproposizione della vicenda dell’equipollenza con il sottosegretario al Mef, Enrico Zanetti, che ha ventilato l’ipotesi allo studio per una «soluzione possibile» in merito al tirocinio ed alle modalità per l’esame di abilitazione. «La soluzione già c’è», ribatte senza indugio il presidente dell’Inrl Virgilio Baresi, «ed è quanto stabilito dalla normativa europea che ha fissato in 36 mesi il periodo di tirocinio e nell’elencazione di materie specifiche per l’esame di abilitazione senza scorciatoie o corsie preferenziali.
E questo perché c’è una netta differenza tra l’attività professionale dei revisori legali, ispirata a principi di terzietà e quella di altri professionisti come i dottori commercialisti, o avvocati o consulenti del lavoro. Saremo vigili affinché da questa vicenda non scaturisca qualcosa di anomalo, pronti a mobilitare l’Unione europea se si dovesse prefigurare uno stravolgimento dei dettami legislativi europei. Noi chiediamo solo ilo rispetto della legge e la sua applicazione alla lettera». Quella dell’Istituto è una posizione che ha ottenuto, tra l’altro, ampi riconoscimenti da parte delle autorità istituzionali presenti al recente seminario nazionale di Napoli dove è emersa in modo inequivocabile l’identità professionale del revisore legale, pienamente riconosciuta dai vertici di Equitalia e dell’Agenzia delle entrate.
L’amministratore delegato di Equitalia, Benedetto Mineo ha infatti ribadito che «la terzietà, alla base della legge sulla revisione legale è un principio fondamentale nel monitoraggio contabile sia in ambito pubblico che privato e lo è soprattutto per una società come Equitalia. E l’accordo che abbiamo stilato con Inrl è la prova di una volontà di collaborazione costruttiva con quei professionisti che hanno costanti rapporti con i referenti dell’universo tributario. Una collaborazione capillare, quella con l’Inrl che si esplicherà con attivazione di sportelli telematici ed appuntamenti personalizzati sul territorio nonché con una attività di formazione condivisibile. In questa ottica auspico che i revisori possano presto essere abilitati anche nei contenziosi tributari perché indubbiamente rappresenta un completamento della loro attività». Gli ha fatto eco il direttore centrale Normativa dell’Agenzia delle entrate Annibale Dodero che ha ricordato come «la direttiva europea e la recente normativa sulla nuova revisione stabilisce principi contabili ispirati alla terzietà e sia il mondo professionale che quello erariale devono attenersi. La funzione interpretativa delle norme fiscali che l’Agenzia delle entrate deve costantemente praticare impone un obbligo di correttezza. La collaborazione avviata con l’Inrl deve ispirarsi a questi principi e a questa correttezza».
Piena soddisfazione da parte del presidente dell’Istituto, Virgilio Baresi, che nel trarre le conclusioni del seminario nazionale di Napoli commenta: «Quanto dichiarato al nostro seminario nazionale di Napoli dai rappresentanti dei vertici di Equitalia e l’Agenzia delle entrate e soprattutto l’impostazione data agli accordi-quadro sul territorio con entrambi i soggetti di riferimento dimostrano in modo incontestabile che l’identità del revisore legale, alla luce del riconoscimento legislativo sia in Europa che in Italia, assume un valore rilevante nell’attività di controllo contabile che la politica di spending review del Governo Renzi intende perseguire bella pubblica amministrazione. Così come di alto profilo si delinea l’attività professionale del revisore legale nel tessuto imprenditoriale italiano, al fianco delle imprese e nella logica di assisterle in quella difficile opera di risanamento che i difficili tempi che stiamo vivendo, impongono a tutte le aziende. Il rigore contabile è alla base del risanamento e della ripresa sia in ambito pubblico che in quello privato. E gli attestati di fiducia che proprio a Napoli sono stati rivolti all’Inrl, dimostrano quanto sia decisiva l’opera professionale dei revisori legali. Saremo sempre vigili affinché ciò che la normativa europea e la legislazione italiana hanno stabilito per la libera professione dei revisori legali, sia rispettata e applicata senza indugio. Le responsabilità civili e penali che la legge sulla nuova revisione impongono ai revisori legali, rappresentano la prova eclatante di quanto delicato sia il compito di chi è chiamato ad un controllo contabile strettamente correlato al tratto d’indipendenza e imparzialità. Da qui l’attendibilità del giudizio, non può prescindere da una condizione d’indipendenza e imparzialità, che pone il revisore legale in un contesto professionale ben diverso da quello nei quali svolgono la loro attività altri professionisti contabili». E sempre a Napoli è emersa l’importanza dell’attività di revisione contabile nelle medio-piccole e micro imprese italiane che rappresentano il 95% delle realtà imprenditoriali nazionali e generano il 67% della produttività del paese: anche in tale contesto è stato messo in risalto che le aziende necessitano, proprio per la loro dimensione, di un rapporto corretto e corrente con tutta la burocrazia, inclusa quella relativa alla tassazione ed esazione. Se è vero, come è stato evidenziato dal presidente di Confimprese Guido D’Amico nel suo intervento a Napoli che un imprenditore deve sottostare a 629 adempimenti all’anno, avere al proprio fianco consulenti contabili che operino a loro tutela, diventa una esigenza primaria e una garanzia per una sana gestione. Da qui la piena collaborazione che l’Inrl ha già offerto alla confederazione. Altro fronte sul quale l’Istituto ha ribadito la volontà di garantire una presenza fattiva è quello dei rapporti tra le imprese ed il sistema bancario, attraverso l’accordo con la Fondazione Sdl che da anni opera per contrastare l’anatocismo e per ripristinare rapporti paritetici tra aziende e istituti bancari. «Anche in questo caso», ha detto Baresi, «il seminario di Napoli ha certificato un impegno professionale ispirato all’etica perché i revisori legali potranno dare il loro contributo intellettuale a quei soggetti desiderosi di ristabilire il giusto equilibrio nelle relazioni non sempre facili e trasparenti con il sistema finanziario e con le banche». Non a caso l’Inrl sta procedendo speditamente alla nomina di tutti i referenti sul territorio che potranno così avviare la fattiva collaborazione con i rappresentanti Sdl e innovare un contesto così rilevante come quello dei rapporti tra l’imprenditoria e il sistema bancario. Lo stesso presidente della Fondazione Sdl, Serafino Di Loreto, sempre a Napoli ha sottolineato come «i controlli contabili che potranno essere eseguiti dai revisori legali dell’Inrl su conti correnti bancari, mutui, derivati ed altri prodotti finanziari, saranno una garanzia di corretta gestione delle risorse economiche delle imprese ed una forte premessa per creare un nuovo clima nelle relazioni con gli istituti bancari». Di fatto, con il seminario nazionale di Napoli, si è completato un percorso di legittimazione di una libera professione che da tempo ha ricevuto un pieno riconoscimento in Europa e che ora, finalmente, lo ha conquistato anche in Italia. Non a caso, come evidenziato nella relazione centrale di Napoli del revisore Giuseppe D’Andrea, dai testi dei Decreti attuativi del dlgs 39/2010 finora emanati, tra i passaggi più significativi, vi sono quelli che impongono, per il ruolo di revisore legale, figure professionali si rivelino idonee a mantenere alto il livello di fiducia che le singole categorie di stakeholders possono riporre nel livello d’informazione finanziaria contenuta nei bilanci delle società e degli enti operanti nei vari settori d’interesse economico. Infine una riflessione del presidente Inrl sugli altri professionisti contabili: «I commercialisti, ai quali esprimiamo il nostro plauso per essersi, dopo anni, dati una loro democratica guida, svolgono il loro ruolo istituzionale posto a difesa degli interessi di parte evitando commissioni professionali che concorrono ad ingenerare confusione agli stessi operatori di attività e di impresa e far insorgere conflittualità ritenute superate dopo la chiara, puntuale e forte voce dell’Europa che ha indicato il definitivo accoglimento della professione di revisore in Italia».

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