Cgil-Cisl-Uil, stagione di mobilitazioni

Fonte: Il Sole 24 Ore

Non sarà un autunno “caldo” nel senso tradizionale del termine, ma anche se i sindacati non hanno in programma uno sciopero generale, stanno preparando una stagione di mobilitazioni per aprire un dialogo con il governo Renzi, sollecitando un radicale cambio di passo nella politica economica. Si allunga l’elenco delle categorie pronte a scendere sul piede di guerra: dai pensionati al pubblico impiego che protesta contro la conferma del blocco contrattuale anche per il 2015 – con in prima fila la scuola -, alle forze armate insieme alle forze dell’ordine che sollecitano lo sblocco del tetto salariale, all’industria dove c’è grande preoccupazione per il futuro di migliaia di lavoratori delle aziende oggetto dei 140 tavoli di crisi aperti al Mise.
In vista della legge di stabilità, Cgil, Cisl e Uil intendono aprire altri due terreni di confronto con il governo: da luglio sono in corso assemblee che coinvolgono lavoratori e pensionati, a fine mese verrà varata dagli esecutivi unitari la piattaforma su pensioni e fisco. Ma il fronte più caldo, per il momento, rimane quello dei dipendenti pubblici. Secondo i calcoli della Cgil, con la proroga del congelamento dei salari pubblici al 2015, i dipendenti subirebbero una perdita da 4.800 euro, 600 per il prossimo anno che si sommano a 4.200 cumulati dal 2010. «Siamo stati contentissimi degli 80 euro – commenta la lader della Cgil, Susanna Camusso – anche per il loro valore simbolico, ma non è che dopo aver dato gli 80 euro, il Governo può fare qualsiasi cosa come bloccare i contratti statali perché questo non è logico». Replicando al premier Renzi («nella Pa c’è troppo grasso che cola») Camusso sostiene che «se il grasso che cola sono le retribuzioni dei carabinieri e dei poliziotti non ci capiamo proprio, si sta ancora cercando di trovare la cosa facile per non calpestare una serie di interessi che vanno difesi». Dal versante della scuola, per il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo «non è più rinviabile un’estesa mobilitazione unitaria del pubblico impiego fino allo sciopero generale per rispondere all’ulteriore blocco del contratto nazionale», nella convinzione che si intenda «cancellare il contratto nazionale e rilegificare il rapporto di lavoro nel settore».
Gli stessi toni arrivano dagli altri sindacati. Deluso dalle scelte del governo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha scritto su twitter che «le forze di polizia e gli statali hanno già dato. Renzi veda il grasso che cola da evasione fiscale, inefficienze e corruzione», ringraziando il presidente del Senato, Pietro Grasso, «per aver ricordato a Cernobbio l’importanza del dialogo sociale.Chi ha buone orecchie intenda». Il numero uno della Cisl-Fp, Giovanni Faverin, è «pronto a tutte le forme di mobilitazione». Dalla Uil, Luigi Angeletti domanda al governo: «Perché non applica i costi standard già definiti da anni? Perché ha rinviato l’accorpamento delle partecipate? Perché non riduce le stazioni appaltanti? È qui che bisogna reperire le risorse e non nelle tasche dei lavoratori». Angeletti conclude con un appello: «Una volta tanto vorremmo non ascoltare racconti, ma vedere fatti».
Dalla sinistra Pd, Cesare Damiano sollecita il governo ad aprire un confronto con il sindacato «fermo restando il suo diritto di prendere le decisioni più opportune», lanciando un monito: «Nell’autunno abbiamo da affrontare crescenti problemi occupazionali: non sommiamo uno scontro per mancanza di dialogo preventivo».

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