Blocco degli stipendi fino al 2014 stangata in vista per 3 milioni di statali

Fonte: La Repubblica

Stipendi bloccati fino alla fine del 2014 e contratti al palo, senza rinnovo, fino al gennaio 2017: un potente colpo di scure si sta abbattendo sui lavoratori pubblici. Sul tavolo del governo è arrivato un decreto destinato a tenere inchiodata ai livelli del 2010 la busta paga di tre milioni e mezzo di statali. Il testo sarà discusso al Consiglio dei ministri della prossima settimana (lo ha ammesso anche la Funzione Pubblica) anche se l’Economia (che assieme al ministero di Patroni Griffi firma il decreto) si è affrettata a precisare che «nulla è stato ancora deciso». Che il recupero del pareggio di bilancio passasse attraverso una dura «spending review» della pubblica amministrazione è noto, ma il testo arrivato a Palazzo Chigi peggiora quanto già previsto. La legge di stabilità varata dal governo Monti comprendeva infatti la proroga fino al 2014 del congelamento degli stipendi, ma lasciava intendere che per il 2013 e 2014 fosse prevista l’indennità di vacanza contrattuale.
Salvo revisioni della bozza in circolazione così non sarà: l’indennità contrattuale scatterà solo dal 20152016 e di nuovi accordi si potrà parlare solo dal 2017. E il blocco degli stipendi (già in vigore dal 2011) sarà esteso di un altro anno, fino alla fine del 2014. Il testo in discussione è chiaro: «Non si dà luogo, senza possibilità di recupero alle procedure contrattuali e negoziali ricadenti negli anni 2013-2014» si legge. Né «si dà luogo, senza possibilità di recupero, al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dall’anno 2011».
Tutto fermo fino al 2015 quindi, poi il calcolo dell’indennità contrattuale per altri due anni e di rinnovi, adeguamenti non si parlerà che fra quattro anni. Per i lavoratori della scuola tutto ciò si traduce in un blocco degli scatti di anzianità per tutto il 2013, prorogando il fermo già messo in atto per gli anni 2010-11-12.
Furente e compatto il fronte dei sindacati che parla di «arroganza finale del governo tecnico sonoramente bocciato dagli elettori». Cisl e Uil dichiarano la proroga «inaccettabile». «E’ un atto inopportuno, una forzatura ai danni dei lavoratori pubblici – commenta Rossana Dettori, leader del settore per la Cgil – l’esecutivo uscente non può permettersi di prendere scelte così importanti proprio in questi giorni: stiamo parlando di stipendi medi di 1.200 euro al mese, per i quali è previsto un fermo di altri quattro anni senza alcuna una tantum»

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