Svolgimento di attività lavorativa durante lo stato di malattia – Il Commento di R. Squeglia

di R. Squeglia

Il tema affrontato dall’esaminata pronuncia della S.C., legato al rapporto tra lo stato di malattia del lavoratore dipendente e la condotta, dal medesimo serbata, durante l’arco temporale di sospensione della prestazione lavorativa, in costanza del rapporto, è stato sovente oggetto di attenzione della giurisprudenza.
In particolare, è stato più volte scrutinato dalla magistratura, con esiti di segno non sempre omogeneo, il punto della rilevanza disciplinare di condotte serbate dal dipendente in stato di malattia, suscettibili di interferire con la celere ripresa dell’attività lavorativa; di talune di esse, come non sarà sfuggito ai lettori di questa Rivista, si è anche dato conto nel presente spazio di approfondimento delle tematiche disciplinari.
In particolare, tra le più recenti, si segnala l’arresto n. 6774 del 7 aprile 2016, con cui fu confermato il licenziamento irrogato al dipendente di una società di grande distribuzione commerciale perché, assente dal servizio per infortunio, la cui prognosi era stata più volte prorogata, era stato sorpreso a svolgere altra attività per diverso datore di lavoro; più risalente nel tempo, ma non meno interessante nell’ottica di un approfondimento della complessa tematica, la pronuncia della sezione lavoro n. 17625 del 5 agosto 2014, concernente il caso in cui risultava contestata la validità di un licenziamento per giusta causa intimato in danno di lavoratore che, quantunque infermo, aveva preso parte a due manifestazioni sportive di carattere agonistico (gare di trotto con calesse).

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