L’affermazione “noi siamo i nostri dati” è una delle tante brillanti intuizioni del prof. Stefano Rodotà; nel discorso di presentazione della relazione annuale del Garante al Parlamento dell’anno 2001 infatti l’allora presidente dell’Autorità rappresentava che “i cittadini mostrano di preoccuparsi assai del loro «corpo elettronico», di una esistenza sempre più affidata alla dimensione astratta del trattamento elettronico delle loro informazioni. Le persone sono ormai conosciute da soggetti pubblici e privati quasi esclusivamente attraverso i dati che le riguardano, e che fanno di esse una entità disincarnata. Con enfasi riduzionista, per molti versi pericolosa, si dice che «noi siamo le nostre informazioni». La nostra identità viene così affidata al modo in cui queste informazioni vengono trattate, collegate, fatte circolare”.

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