Statali a dieta per altri 2,7 mld

Fonte: Italia Oggi

Tutti gli scatoloni erano pronti per il trasloco di fine mandato; i dossier già lavorati erano finiti nei cassetti, in attesa dell’arrivo dei nuovi ministri. Invece, contrordine, l’attività legislativa, seppure legata all’ordinaria amministrazione, deve proseguire. E così ritorna di stringente attualità il decreto di blocco dei contratti per oltre 3 milioni di dipendenti pubblici a cui avevano lavorato, prima del voto, Tesoro e Funzione pubblica. In questi giorni i ministri hanno chiamato a rapporto gli uffici di gabinetto per fare il punto: vanno rimessi in pista i provvedimenti a breve scadenza con carattere economico, e dunque finalizzati a tenere sotto controllo i conti pubblici -il cui fabbisogno è in crescita, ha denunciato il Tesoro- ma anche decreti o delibere attuativi di leggi già varate che possono avere un effetto positivo sulla ripresa. Insomma, non c’è solo il decreto legge di sblocco dei pagamenti della pa a rivitalizzare l’attività governativa, perché, come ha ribadito il capo dello stato Giorgio Napolitano, il governo di Mario Monti è dimissionario ma non sfiduciato e dunque può esercitare i poteri di ordinaria amministrazione fino al subentro di un nuovo esecutivo. Subentro che, sotto i veti incrociati dei partiti, è slittato probabilmente a dopo l’elezione del nuovo presidente della repubblica. Questo spiega il pressing che sta arrivando dal ministero del tesoro perché sia firmato definitivamente il decreto che blocca il rinnovo dei contratti e le promozioni nella pubblica amministrazione per circa 3 milioni di dipendenti, una vera manovra che vale complessivamente 2,7 miliardi di euro. Come precisa la relazione al decreto, inviato al Consiglio di stato per i controlli di rito prima del via libera finale, si tratta di risparmi già preventivati dal decreto legge n. 98/2011, il cui mancato conseguimento dunque crerebbe un buco nei bilanci.Il provvedimento, spiegano fonti governative, è un atto dovuto, vista la situazione di cassa, contro il quale poco potrebbe anche un nuovo esecutivo a caratura politica e più vicino alle istanze dei lavoratori. Questa volta la dieta è stata estesa, perché a differenza del precendente blocco imposto dal decreto Brunetta-Tremonti, il congelamento verrebbe esteso ope legis anche alla Sanità e alle società partecipate. Il provvedimento, scritto a quattro mani dai responsabili di Funzione Pubblica e Tesoro, rispettivamente Vittorio Grilli e Filippo Patroni Griffi, estende al 2014 le misure di congelamento dei trattamenti economici individuali, di riduzione delle indennità per i responsabili degli uffici di diretta collaborazione dei ministri, gli scatti e ogni progressione di carriera. Sterilizzati, senza nessuna possibilità di recupero, gli aumenti destinati a coprire l’inflazione per il 2013 e il 2014 per tutte le amministrazioni dell’elenco Istat, anzi annullati gli aumenti eventulamente previsti a decorrere dal 2011. Nel novero degli interventi, la proroga di un anno delle disposizioni che limitano le assunzioni nel pubblico impiego. I blocchi delle varie voci di spesa pesano per 1,3 miliardi di euro sull’anno 2014, per ulteriori 659 milioni per il 2015 e quasi 730 per il 2016. Il provvedimento era stato esaminato in via preliminare in uno degli ultimi consigli dei ministri a ridosso del voto. Si contava allora che sarebbe stato un altro esecutivo a decidere come andare avanti, con dei margini ancora esistenti nella modulazione delle misure seppure vincolati al conseguimento degli obiettivi di bilancio finale. La situazione politica si è poi complicata e un ulteriore rinvio sarebbe difficile da sostenere.

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