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Statali, stabilizzazione per 50mila precari
La prevede il decreto D'Alia, ma sono solo un terzo del totale.
E salgono gli esuberi Il taglio del 20% a consulenze e auto blu sarà prorogato di un anno fino a tutto il 2015 "Risolveremo in modo definitivo la questione esodati", assicura Giovannini

Fonte: La Repubblica

Taglio del 20% a consulenze e auto blu allungato di un altro anno, fino al 2015.
Proroga dei termini, ormai scaduti, per gestire 7 mila eccedenze di personale statale, destinate dunque a salire.
E soprattutto riserva di concorso per una fetta dei 150 mila precari della Pubblica amministrazione.
Che però ne “salverà” circa un terzo e in tempi molto lunghi.
Questo in sintesi il contenuto della bozza di decreto che il ministro della Funzione pubblica D’Alia dovrebbe presentare venerdì al Consiglio dei ministri.
Non scontato il varo del provvedimento, pronto già prima di Ferragosto, ma ancora oggetto di contrasti e correzioni.
Il Salva-precari non risolverà tutti i problemi, dunque.
Il 31 dicembre scadono 150 mila contratti.
Ma solo chi ne ha avuto uno a tempo determinato per tre anni negli ultimi cinque (50-60 mila lavoratori, stimano i sindacati) potrà sperare nella riserva al 50% dei futuri (ed eventuali) posti messi a bando.
E dunque nella stabilizzazione.
Idea non nuova, tra l’altro.
Visto che il decreto 78 di Brunetta del 2009 già ne prevedeva una al 40%.
Ma soprattutto proposta scivolosa, considerati i ferrei patti di stabilità che legano le mani agli enti locali, nelle cui fila si annidano numerosi precari, diventati negli anni indispensabili per i servizi, come denunciava qualche giorno fa la Cgil.
Chi potrà, nel concreto, bandire questi concorsi? Non le Province commissariate.
Non i Comuni le cui spese per il personale valgono più della metà delle uscite.
Non le Regioni alle prese coni buchi della sanità.
Altrettanto debole sembra poi l’altra norma del decreto che dovrebbe limitare, in futuro, il proliferare di questi contratti precari, da usare «esclusivamente» per «esigenze di carattere temporaneo o eccezionale».
L’altro punto rilevante del decreto riguarda la spending review varata da Monti nell’estate 2012.
Ovvero il taglio di spesa per il personale di tutte le amministrazioni pubbliche, pari a 10% (dipendenti) e 20% (dirigenti).
A un anno da quel provvedimento, gli enti locali non l’hanno mai attuato.
Mentre i comparti dello Stato centrale (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, enti di ricerca) hanno individuato 7.084 “eccedenze”.
Il decreto D’Alia ora allunga i termini di un paio di anni (a dicembre 2016) entro cui maturare i requisiti per andare in pensione con le regole pre-Fornero, la via preferita per evitare mobilità e licenziamenti.
Ma tempi dilatati significano anche platea ampliata, cioè più dipendenti in uscita.
«Indubbiamente avremmo bisogno di un forte ricambio generazionale» nella P.a., ammette anche il ministro del Lavoro Giovannini, smentendo però alcune cifre circolate nei giorni scorsi (200 mila esuberi).
E annunciando poi un nuovo intervento normativo «per risolvere in modo definitivo» la questione esodati «che riguarda ancora circa 2030mila persone».
Sul fronte Imu, ieri il sottosegretario all’Economia Baretta siè espresso per la cancellazione della prima rata («ma bisogna trovare entro il mese 2,4 miliardi»)e il varo della Service Tax «che assorba la Tares» già nel 2013.


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