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Amministrazioni svogliate sull'anticorruzione
La relazione di cantone: è insufficiente la qualità dei piani di prevenzione

Fonte: Italia Oggi

Pubbliche amministrazioni svogliate sull’anticorruzione. I piani triennali per la prevenzione della sono stati adottati dal 90% delle pubbliche amministrazioni, e tra queste, più del 50% ha aggiornato il documento nell’ultima annualità. Il piano però viene avvertito «come un adempimento burocratico; la qualità dei documenti, infatti, in termini di metodo, sostenibilità ed efficacia è, in molti casi, insufficiente.

Il risultato può spiegarsi in gran parte con la novità della disciplina anticorruzione, con la varietà delle amministrazioni e del livello di competenze presenti nelle medesime, ma anche con la scarsa preparazione che non sempre ha fatto comprendere l’importanza dell’adempimento». Lo ha detto Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, illustrando ieri mattina alla camera la relazione 2014.

Cantone ha sottolineato che la corruzione è un fenomeno «sistemico», che interessa gli appalti pubblici e diversi settori e altri ambiti dell’amministrazione fino ad arrivare al «terzo settore». La struttura stessa della corruzione è cambiata e oggi «fa capo e promana da organizzazioni, in qualche caso di tipo mafioso, nel cui ambito si ritrovano, con interessi comuni, pubblici funzionari, imprenditori e faccendieri; un “sistema gelatinoso” in cui si fa persino fatica a dire chi è il corrotto e chi il corruttore». Secondo il numero uno dell’Anac si tratta di un «fenomeno diffuso e questo non tanto e non solo perché lo attestano classifiche internazionali, soprattutto sulla percezione della stessa da parte dei cittadini, o perché avrebbe un impatto sull’economia esplicitato da cifre tanto mirabolanti quanto di incerta provenienza, quanto perché è proprio l’esperienza quotidiana ed empirica che purtroppo lo dimostra». Un fenomeno che, secondo Cantone, è stato per molto tempo sottovalutato: «Oggi si è consapevoli che i danni che essa arreca non si fermano al singolo appalto o al singolo atto o comportamento ma hanno effetti sociali ampi, minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, alterano il gioco democratico, distorcono la concorrenza, allontanano gli investimenti e finiscono persino per essere causa della fuga dei cervelli».

Cantone, a quasi tre anni dall’entrata in vigore della legge 190 anticorruzione, ovvero la legge Severino, ha messo in evidenza che «si riscontrano ricorrenti problematiche e dubbi applicativi» e che ci sono «criticità nella normativa che richiedono necessariamente interventi legislativi» per consentirne «una reale efficacia e utilità. In materia di trasparenza, sarebbe, per esempio, opportuna una semplificazione degli obblighi, una migliore regolamentazione dell’accesso civico, una previsione di accesso generalizzato anche per attività per le quali non vi è obbligo di pubblicazione, un bilanciamento con le esigenze di tutela della riservatezza». Sempre per il presidente dell’Anac servirebbe «una rivisitazione del potere sanzionatorio; l’assenza, per esempio, di conseguenze punitive nel caso di inosservanza degli ordini emessi dell’Autorità rende meno efficace il controllo, e non consente di raggiungere l’obiettivo perseguito dell’adempimento degli obblighi da parte delle amministrazioni».


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