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Pensioni, fuga dal pubblico impiego
Mercati e manovra ? Gli interventi per lo sviluppo

Fonte: IL SOLE 24ORE

Se le nuove regole previdenziali entrate in vigore all’inizio dell’anno (finestra mobile e «quota 96» per i pensionamenti con 35 anni di contributi) hanno frenato i flussi di pensionamento nel settore privato, tra gli statali sembra essere invece scattata una vera e propria fuga di massa. Secondo dai Inpdap diffusi ieri, nei primi nove mesi dell’anno le nuove pensioni sono state 75.743 (+5,27%), con un boom degli assegni di anzianità, che sono cresciuti del 34,2%. I ritiri anticipati, in particolare, sono passati da 39.477 a 52.973, mentre le pensioni di vecchiaia sono state 14.941, il 5,91% in meno rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso. Forte calo anche per gli assegni di inabilità, con 3.808 nuovi accertamenti (contro i 4.394 dei primi 9 mesi 2010; -15,39%) mentre un vero e proprio crollo si è registrato per i part time, che consente il cumulo con la pensione d’anzianità: sono stati solo 4.021 a fronte delle 12.258 dei primi nove mesi 2010 (-204%). Non è difficile trovare la causa del forte aumento delle pensioni di anzianità: nel 2009 è stata introdotta una norma che consente alle amministrazioni di «pensionare» i dipendenti che hanno raggiunto i 40 anni di contributi. Dalla scelta del singolo s’è passati alla decisione unilaterale degli uffici, insomma, in un settore dove di solito tendono ad andare in pensione solo dopo aver maturato l’intero montante contributivo. Risultato: le uscite con 40 anni di contributi nei primi 9 mesi dell’anno sono state 24.000 a fronte delle 25.345 dell’intero 2010. Ma c’è di più. Molti di coloro che hanno maturato i requisiti minimi devono aver deciso di pensionarsi anche alla luce delle ultime strette introdotte con le manovre estive: dalla proroga del blocco dei contratti al blocco parziale e selettivo del turn over, dalla mobilità interna ai pagamenti dilazionati in tre tranches delle liquidazioni, per fermarci alle misure più pesanti. Secondo il ministero della Pa e l’Innovazione tra il 2008 e il 2009 il personale si e ridotto di circa 74.000 occupati ed entro il 2014, il numero dei dipendenti del settore pubblico dovrebbe scendere sotto la soglia dei 3,3 milioni, con un calo cumulato di 300mila dipendenti. I conti 2011 dell’Inpdap saranno in equilibrio «nonostante la crescente diminuzione del numero degli iscritti e l’aumento dei pensionamenti anche in virtù della minore spesa per 710 milioni circa per il trattamento di fine rapporto prevista dal bilancio 2011», ha tenuto a rassicurare il presidente, Paolo Crescimbeni. Ma è un fatto che se nel 2007, due anni dopo la costituzione dell’Inpdap, il rapporto tra lavoratori e pensionati era di 1,53, nel 2012 scenderà a 1,10. Intanto prosegue il lavoro di stesura dei pacchetti infrastrutture, semplificazioni e liberalizzazioni che confluiranno nel decreto crescita a costo zero. Ieri il premier, Silvio Berlusconi, ha confermato che il provvedimento sarà varato entro metà ottobre, probabilmente il 13 o il 14. Il punto dovrebbe essere fatto giovedì nel corso del vertice di maggioranza convocato per affrontare la questione della nomina del direttore generale della Banca d’Italia. Per le proposte del Pdl sul decreto crescita che dovranno arrivare dall’apposita commissione creata nel partito, si dovrà attendere la fine di questa settimana. Parallelamente al decreto crescita continua a giocarsi la partita sui tagli ai ministeri. Oggi, sulla base del Dpcm sulla ripartizione dei tagli approvato la scorsa settimana, i dicasteri dovrebbero presentare i loro nuovi budget alla Ragioneria generale dello Stato. Ma è già quasi certo che questa scadenza non sarà rispettata: gran parte dei ministeri, nonostante le ripetute riunioni, non è ancora riuscita a individuare le spese da tagliare anche per l’obbligo di intervenire solo in via strutturale e senza misure una tantum. Nel mirino, tra l’altro, restano i fondi Fas. Molti ministri sono, insomma, a disagio. Il ministero dello Sviluppo economico, il più colpito dalla scure del tesoro, avrebbe addirittura inviato una lettera di spiegazioni al titolare dell’Economia, Giulio Tremonti.


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