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Il rinnovo del CCNL della Sanità verso la stretta finale
Per il contratto dei 543mila lavoratori della Sanità non dovrebbero esserci più ostacoli, almeno ufficiali o formali. I nodi sul tavolo secondo il nostro esperto

Il 13 gennaio scorso sono riprese le trattative per il rinnovo del contratto collettivo del comparto Sanità. Una settimana prima era stata firmata l’Ipotesi di contratto per le Funzioni Centrali che, tradizionalmente, è il primo ad essere concluso. Il 1° gennaio è entrata in vigore la legge 234/2021, relativa al Bilancio 2022 con gli specifici interventi di supporto alla contrattazione collettiva. Per il contratto dei 543mila lavoratori della Sanità non dovrebbero esserci più ostacoli, almeno ufficiali o formali. I problemi da affrontare e risolvere sono veramente parecchi e, solo per la cronaca, si ricorda che tale contratto è già scaduto il 31 dicembre 2021, prima ancora di essere firmato. A titolo solo esemplificativo delle questioni nodali, si deve ancora entrare nel merito delle decisioni finali per la classificazione del personale, per il sistema degli incarichi, per le progressioni orizzontali, per le nuove progressioni di carriera; per non parlare di temi come la disciplina del lavoro agile e la nuova forma di “lavoro da remoto”, le ricadute concrete dell’istituzione del ruolo socio-sanitario, l’allocazione delle specifiche risorse finanziarie stanziate per gli infermieri dalla legge 178/2020.
Con tutte queste problematiche aperte sul tavolo negoziale – oltre ovviamente alla parte economica e ai fondi – è assai difficile che il contratto si possa chiudere in pochi giorni, come ha affermato Brunetta. A meno che non si giunga ad una decisione di compromesso di firmare “comunque” uno straccio di contratto per realizzare un evidente effetto annuncio che, per il Governo, significherebbe un problema in meno – tra i mille che ha – e, per i sindacati, un buon viatico per le elezioni delle RSU programmate per i giorni 5/7 aprile prossimi; peraltro esiste anche la possibilità che le elezioni vengano spostate a causa del perdurare dei contagi. In buona sostanza, si ripresenterebbe lo scenario del 2018: ai fini elettorali si firma una Preintesa incompleta e sostanzialmente insoddisfacente con alcune sigle che non firmano per il rifiuto esplicito delle scelte del contratto. E così, con molte probabilità, avremo un altro CCNL che, contemporaneamente, non avrà risolto talune problematiche pregresse ma, in compenso, ne avrà generate molte altre di complessa applicazione.

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