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PA, Brunetta stringe i tempi sui contratti. I sindacati: più risorse
Nei programmi del governo altri fondi dovrebbero arrivare con la manovra 2022

da Il Sole 24 Ore – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

I soldi ci sono, 6,8 miliardi per tutti più 1,3 miliardi per categorie specifiche, medici e infermieri in testa, che portano il conto totale a 8,1 miliardi. C’è anche l’intenzione, dichiarata mercoledì nel Patto di Palazzo Chigi, di cancellare il tetto ai premi in busta paga e i vecchi limiti ai contratti a termine. E c’è il progetto esplicito di aprire spazi nuovi alle carriere.
Su questi presupposti il ministro della PA Renato Brunetta ha deciso di stringere i tempi nella traduzione pratica dei contenuti scritti nell’intesa della Sala Verde. E ieri ha convocato in videoconferenza tutti i sindacati rappresentativi del pubblico impiego con il presidente dell’Aran Antonio Naddeo per avviare le trattative sul nuovo contratto. La bozza dell’atto di indirizzo per le funzioni centrali, il compartone che riunisce ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, è già pronta per il concerto con il Mef, ha assicurato il titolare di Palazzo Vidoni, e la prossima settimana in conferenza Unificata arriverà la richiesta ai comitati di settore di far partire «nel più breve tempo possibile» gli stessi atti per gli altri settori, a partire da sanità ed enti territoriali. «È un riconoscimento dovuto ai lavoratori pubblici – ha detto ieri Brunetta -, perché come metalmeccanici, lavoratori delle telecomunicazioni, dell’alimentare, della gomma e della sanità privata hanno visto rinnovati i propri contratti collettivi, così ne hanno pieno diritto i medici, gli insegnanti, le forze dell’ordine e tutti i dipendenti pubblici che hanno servito lo Stato in questo anno drammatico per il Paese».

Mai come oggi le condizioni di partenza sono state favorevoli per un’accordo a tutto campo sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, all’interno di un ventaglio di interventi che punta ad andare molto oltre le buste paga per rivedere tanti snodi nell’architettura della PA. In una marcia a tappe forzate che dovrebbe vedere le prime mosse su tetti di spesa e scongelamento del salario accessorio già nel decreto Recovery messo in calendario dal governo per aprile.

Ma la sfida, proprio per la sua ampiezza, non è semplice. A tagliare dodici anni fa le ambizioni della riforma Brunetta è stata anche la sua contemporaneità sfortunata con il blocco di contratti, retribuzioni e turn over per l’arrivo della crisi finanziaria. Oggi la crisi è anche più grave, ma il quadro è modificato dal Recovery e dalla centralità della PA per la sua attenzione. Ma le incognite non mancano.

I fondi sono quelli accumulati a tappe dalle ultime tre leggi di bilancio. Per il complesso dei nuovi contratti ci sono 6,8 miliardi che produrrebbero un aumento medio da 107 euro lordi al mese, con un salto del 4,07% che vale 2,3 volte l’inflazione del periodo. A questa base l’ultima manovra ha aggiunto anche un ricco elenco di interventi settoriali, che portano il totale a quota 8,1 miliardi.

Sono cifre importanti. Ma sono le stesse contro cui tre mesi fa Cgil, Cisl e Uil hanno fatto uno sciopero generale; a cui ha aderito meno del 2% dei dipendenti pubblici. Ieri i sindacati hanno applaudito all’iniziativa del governo, ma hanno ovviamente posto condizioni fra le quali ci sono le «risorse aggiuntive» indicate in modo esplicito soprattutto dalla Cgil. Nei programmi del governo altri fondi dovrebbero arrivare con la manovra 2022, per finanziare la revisione degli ordinamenti professionali che rappresenta però anche il presupposto per i nuovi contratti. Per far vivere la trattativa, insomma, servirà anche una buona dose di fiducia reciproca.


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