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Cgil e Cisl divise sulle Rsu del pubblico impiego
Tra le sigle scontro sulla percentuale dei consensi Soddisfatta la Uil

Fonte: Il Sole 24Ore

Braccio di ferro tra Cgil e Cisl sugli esiti delle elezioni delle Rsu, le Rappresentanze sindacali unitarie, nel pubblico impiego (oltre tre milioni di lavoratori), che si sono svolte dal 5 al 7 marzo scorso. A lanciare il sasso nello stagno (in attesa dei dati finali che arriveranno dall’Aran) è stato ieri il sindacato guidato da Susanna Camusso che – rendendo nota le rilevazione dei risultati riferiti all’80% delle Rsu (9.678 su 12.101 Rsu totali, per la precisione) – ha parlato di «vittoria schiacciante». Su 968.840 voti validi fin qui rilevati – infatti – (nei sei comparti della Funzione pubblica – con esclusione quindi dei quattro comparti della scuola, ricerca, università e Afam) la Cgil ha evidenziato di aver raccolto il 33,2% di voti (321.990) distanziando la Cisl di circa 71mila preferenze (pari a 7,3 punti percentuali). Il sindacato di Corso d’Italia quindi, secondo le proprie proiezioni, conquisterebbe 18.217 seggi (il 40,6% dei 44.849 complessivi), contro i 12.441 della Cisl (27,7%) e i 6.796 della Uil (15,2%). Le altre liste sindacali (vale a dire, gli autonomi) con 226.172 voti raccoglierebbero invece 7.458 seggi, pari al 16,6% del totale. Immediata è arrivata la replica del sindacato di Raffaele Bonanni che ha ridimensionato il distacco dalla Cgil ad appena 2,5 punti percentuali. La Cgil, secondo i calcoli della Cisl, sarebbe comunque il primo sindacato nell’orbita pubblica. Ma avrebbe raccolto il 30,6% dei voti (contro i 28,1% della Cisl). «E anche come seggi assegnati – hanno aggiunto dalla Cisl – la situazione sarebbe in sostanziale parità, con circa 14mila seggi a testa». Soddisfatta dei primi risultati delle elezioni Rsu è anche la Uil: «Nella sanità i voti raggiunti sono stati il 18,7%, mentre nel comparto Autonomie locali c’è stato un aumento di 3 punti percentuali, portandosi al 20,5% di consensi», ha sottolineato il leader della Uil-Fpl, Giovanni Torluccio. Complessivamente, concorda la “triplice”, c’è stata una netta affermazione dei sindacati confederali che si confermano saldamente in testa con il 76,6% di consensi complessivi (in lieve aumento rispetto alle elezioni del 2007). La partita del rinnovo delle Rsu era stata “ritardata” da una norma del decreto Brunetta di riforma del pubblico impiego che ha previsto il superamento dei dieci comparti (in cui oggi è divisa tutta la Pa), in quattro macro-aree, in base alle quali poi “ri-definire” i (nuovi) livelli di rappresentatività delle singole organizzazioni sindacali. Una norma però rimasta inattuata. E che ha reso necessario, per svolgere comunque il rinnovo delle Rsu a marzo scorso, arrivare a un accordo all’Aran (raggiunto a seguito anche di un parere “non ostativo” del Consiglio di Stato). I risultati definitivi delle elezioni 2012 delle Rsu (che durano in carica tre anni) si sapranno tra qualche settimana (li renderà noti l’Aran). Ma rispetto ai risultati 2007, secondo i dati diffusi dal sindacato di Corso d’Italia, la Cgil ha guadagnato terreno (+3,5% di consensi). «E scalzato la Cisl nel comparto ministeri», ha sottolineato, soddisfatta, Rossana Dettori, leader dei lavoratori pubblici della Cgil. Ma il sindacato di Raffaele Bonanni (secondo i dati Cgil) resta in testa negli enti pubblici non economici (29,7% di voti contro il 25% della Cgil). Nella scuola invece (un milione di dipendenti, tra professori e personale amministrativo) la Flc guidata da Domenico Pantaleo ha conquistato il primato con il 33,4% di consensi (pari a 261.858 voti), staccando la Cisl Scuola di circa 9 punti percentuali. Anche qui – però – non si è fatta attendere la replica di Francesco Scrima (Cisl Scuola): «Nessuna vittoria epocale. Anzi. È prevedibile che il “primato” nella rappresentatività generale si giocherà, ancora una volta, tra Cgil e Cisl in termini di decimali, considerato che a definirla concorrono sia i voti ottenuti sia il numero dei lavoratori, che vedono primeggiare la Cisl».


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