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Lo smart working e l'avvio della predisposizione del POLA, il Piano organizzativo del lavoro agile
Il decreto della Funzione pubblica del 19 ottobre scorso contiene già alcuni riferimenti utili nella impostazione del POLA, di cui si dovrà tenere conto

Il decreto ministeriale della Funzione pubblica del 19 ottobre scorso sul lavoro agile, recentemente pubblicato in “Gazzetta Ufficiale”, ci offre lo spunto per riprendere un tema di grande attualità, non solamente alla luce delle misure che devono essere adottate per fronteggiare la pandemia da Coronavirus, ma anche per impostare il POLA, il Piano organizzativo del lavoro agile, previsto dall’art. 263 del d.l. 19 maggio 2020, n. 34, conv. nella l. 7 luglio 2020, n. 77.
Giustamente il d.m. riprende nei primi articoli alcune definizioni concettuali che si rivelano utili per comprendere il significato del lavoro agile (o smart working), precisando che lo stesso “costituisce una delle modalità ordinarie di svolgimento della prestazione lavorativa” – non solo quindi limitato al perdurare della pandemia – e precisa che per poterlo applicare è indispensabile procedere alla “mappatura delle attività”, intendendo con tale espressione “la ricognizione, svolta da parte delle amministrazioni in maniera strutturata e soggetta ad aggiornamento periodico, dei processi di lavoro che, in base alla dimensione organizzativa e funzionale, possono essere svolti con modalità agile”.
Centrale nel d.m. della Funzione pubblica è sicuramente l’art. 3 che illustra le modalità organizzative che dovranno essere impostate da ciascun dirigente per dare un seguito alla norma. Si tratta infatti di….

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