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Riforma Legge 150 (comunicazione istituzionale PA): il documento di indirizzo
Il Gruppo di lavoro presso la Funzione pubblica consegna le linee direttrici al ministro della Pubblica Amministrazione

Il riconoscimento dell’importanza del digitale e la spinta ai fini della valorizzazione delle professioni, vecchie e nuove, dell’informazione e della comunicazione pubblica. L’attenzione, di conseguenza, alle competenze più innovative, il collegamento con le università e nondimeno il focus sullo smart working che impatta in maniera decisiva su chi è impegnato in questo specifico ramo delle Pubblica Amministrazione. Queste sono alcune delle direttrici-chiave su cui dovrà basarsi la tanto attesa riforma della legge 150/2000, il testo dedicato alla comunicazione istituzionale da cui scaturirono, esattamente 20 anni fa, gli istituti del portavoce e dell’Ufficio stampa per l’informazione e dell’URP per la comunicazione.

Come segnalato in Rassegna Stampa sulla Gazzetta di ieri, questa settimana il Gruppo di lavoro insediato presso la Funzione pubblica nel gennaio scorso e guidato da Sergio Talamo, direttore Comunicazione e relazioni esterne del FormezPA, ha consegnato al ministro Fabiana Dadone il documento finale di indirizzo, frutto della discussione con stakeholder qualificati che vanno dall’Ordine dei giornalisti a Ferpi, dal Fnsi a ComPubblica e PASocial, dalle rappresentanze delle università e delle associazioni che fanno parte dell’Open government partnership fino a interlocutori istituzionali come ANCI e Conferenza delle Regioni.

La riforma della comunicazione pubblica e istituzionale che vogliamo impostare è attesa da molto tempo e si innesta con un ruolo di primaria importanza in seno alla nostra strategia complessiva di apertura delle PA ai cittadini e di centralità della persona nel rapporto con le amministrazioni – ha concluso Dadone –, una rivoluzione copernicana che non può non vedere la tecnologia e il digitale come strumento primario, leva e motore di un ribaltamento di prospettiva. Un cambiamento profondo che va incoraggiato e governato da una multiformità di professionalità e nuove competenze sulle quali dobbiamo puntare in modo deciso, così da rendere la macchina dello Stato sempre più alleata del Paese”.


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