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Decreto Rilancio: il pacchetto di misure innovative per la Pubblica Amministrazione
Concorsi digitali, principio del "once only", burocrazia snella, smart working strutturale, innovazione tecnologica

Procedure concorsuali più snelle grazie al digitale, dislocazione territoriale delle prove, attuazione concreta del principio del “once only” per mezzo di una interoperabilità rafforzata tra le banche dati, accelerazione della burocrazia grazie a un ricorso più ampio alle autocertificazioni e un Fondo da 50 milioni per l’innovazione tecnologica finalizzata alla condivisione dei patrimoni informativi pubblici. Questi in estrema sintesi i contenuti principali del pacchetto per le pubbliche amministrazioni contenuti all’interno del Decreto Rilancio approvato mercoledì sera dal Consiglio dei ministri.

Concorsi digitali

Nel dettaglio, come specificato nel comunicato emesso ieri dal Ministero per la Pubblica Amministrazione, i concorsi per il reclutamento di personale non dirigenziale sono svolti, ove possibile, presso sedi decentrate e attraverso l’utilizzo di tecnologia digitale sia per le prove scritte che per l’orale. La misura è sperimentale fino al 31 dicembre 2020. Per quanto riguarda la concreta applicazione del “once only”, si prevede il rafforzamento dell’interoperabilità tra enti con regole di accesso standard, semplificate e rispettose della privacy, alle banche dati altrui. In questo modo l’amministrazione che fruisce delle informazioni (“procedente”) si impegna a dichiarare le finalità istituzionali alla base dell’accesso ai dati in possesso di un’altra amministrazione (‘certificante’).

Snellimento burocrazia e smart working

Fino alla fine del 2022 si conferisce una forte accelerazione ai tempi della burocrazia, ampliando la possibilità del ricorso a dichiarazioni sostitutive (autocertificazioni) in tutti i procedimenti che hanno per oggetto erogazioni in denaro. Di conseguenza, vengono anche inasprite le sanzioni penali e aumentati i controlli ex post. Inoltre, si liberalizzano tutti gli interventi, necessari alla ripartenza, di adeguamento strutturale dei locali delle attività di impresa.
Un’altra norma di rilievo per la PA ribadisce quanto stabilito nella direttiva 3/2020 e prevede, alla luce della graduale ripresa delle attività economiche, che le pubbliche amministrazioni riorganizzino il lavoro e l’erogazione dei servizi in modo da sostenere il tessuto produttivo del Paese. Lo smart working rimane la modalità ordinaria, ma appare prioritario dare corso alle istanze e segnalazioni dei privati, assicurando la continuità dell’azione amministrativa e la rapida conclusione dei procedimenti. I dirigenti dovranno formarsi per raggiungere questi obiettivi che influiranno sulla valutazione delle performance.
Cun specifico riferimento agli orizzonti dello smart working nel pubblico impiego riportiamo qua to scritto ieri da Ernesto Belisario nella sua newsletter “La PA Digitale”: “Soltanto un anno fa, di questi tempi, si stava discutendo della proposta del Ministro della pubblica amministrazione dell’epoca (la Senatrice Giulia Bongiorno) di usare le impronte digitali dei dipendenti pubblici contro l’assenteismo e i cosiddetti “furbetti del cartellino”.
Eppure, complice l’emergenza Coronavirus, sembra passata un’era geologica. Da ormai due mesi – per legge – l’ufficio è un pallido ricordo per i dipendenti pubblici e il lavoro agile è diventato la modalità ordinaria di esercizio della prestazione lavorativa nella pubblica amministrazione. Con l’inizio della “Fase 2”, però, le amministrazioni si trovano davanti ad un bivio.
Da un lato, come auspicato da tanti, c’è la strada che passa per il consolidamento dello smart working attraverso la riorganizzazione del lavoro per obiettivi e l’uso sistematico delle nuove tecnologie. Dall’altro il ritorno ad un passato caratterizzato da modelli fordistici in cui c’è più attenzione per le ore di lavoro che non per la effettiva produttività”.

Innovazione tecnologica

In ultima istanza, grazie al Decreto Rilancio, nasce un Fondo da 50 milioni per il 2020 dedicato all’innovazione tecnologica e la digitalizzazione delle PA. Servirà per spese collegate alla diffusione dell’identità digitale, del domicilio digitale e delle firme elettroniche, della realizzazione e dell’erogazione di servizi in rete, dell’accesso agli stessi servizi in rete tramite le piattaforme abilitanti.


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