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Non è un'esercitazione: l'Italia chiusa per Coronavirus scopre di non essere ancora una "Smart Nation"
Lavoro e tecnologia: il punto di vista dell'Avv. Ernesto Belisario (da Medium - La PA digitale)

di ERNESTO BELISARIO

Non è un’esercitazione. Ripeto: non è un’esercitazione. E nemmeno un convegno.
Sta accadendo davvero che — a causa dell’emergenza legata al Covid19 (meglio conosciuto come “Coronavirus”) — amministrazioni, imprese e cittadini siano costretti a utilizzare le nuove tecnologie per lavorare, comunicare, studiare.
Per alcune settimane si è trattato soltanto di misure di prevenzione limitate ad alcune aree per evitare l’estensione del contagio. Da poche ore si tratta di misure a carattere generale, estese all’interno territorio nazionale con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo.
Scuole e università chiuse, per decreto, nell’intero Paese.
Uffici pubblici a scartamento ridotto, con una circolare del Ministro per la PA che incentiva il “lavoro agile” e le videoconferenze. Popolazione impaurita, anziani invitati a non uscire di casa dal Presidente del consiglio.
All’improvviso tutti hanno iniziato a parlare di e-learning per recuperare le lezioni perse (o per non bloccare l’attività didattica), di smart working per evitare la paralisi degli uffici, di servizi online per evitare disservizi agli utenti.
All’improvviso, in un Paese molto poco digitale, tutti hanno scoperto che le tecnologie non servono solo per guardare le partite in streaming e le serie o per le chat della scuola.

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