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Dall’emergenza Coronavirus doppia spinta al lavoro agile
Il Dpcm 1° marzo 2020 snellisce e velocizza la progettualità che accompagna la sperimentazione al lavoro agile e individua in questa innovativa modalità di svolgimento della prestazione lavorativa uno strumento per arginare gli effetti delle limitazioni e la paralisi dei servizi

di CONSUELO ZIGGIOTTO (dal Sole 24 Ore) – In collaborazione con Mimesi s.r.l.

Le misure di contenimento al diffondersi del virus influenzano e impediscono il normale svolgersi dell’attività lavorativa in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e nelle Province di Savona e di Pesaro e Urbino.
Sino all’8 marzo sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza.
I musei e le biblioteche possono restare aperti al pubblico a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone. Questo significa che non è impedita, al contrario, è richiesta la prestazione lavorativa dei lavoratori dipendenti.
Le previsioni specifiche adottate nelle sole provincie di Bergamo, Piacenza, Lodi e Cremona riguardano la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali all’interno dei centri commerciali e dei mercati.

La direttiva della Funzione Pubblica n. 1/2020 contiene le prime indicazioni sulle alternative alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa dei dipendenti pubblici che si trovano diversamente coinvolti dall’emergenza epidemiologica.
L’invito è un rapido potenziamento del ricorso al lavoro agile, individuando modalità semplificate e temporanee di accesso alla misura con riferimento al personale complessivamente inteso, senza distinzione di categoria e inquadramento e di tipologia di rapporto di lavoro.

Il Dpcm 1° marzo 2020 snellisce e velocizza la progettualità che accompagna la sperimentazione al lavoro agile e individua in questa innovativa modalità di svolgimento della prestazione lavorativa uno strumento per arginare gli effetti delle limitazioni e la paralisi dei servizi. Si tratta di una modalità di rendere la prestazione lavorativa slegata dal concetto di tempo e di spazio, incardinata su obiettivi e risultati legati ad un certo tipo di attività che va individuata dal datore di lavoro.

Il decreto, in particolare, allarga le maglie e velocizza il processo, laddove consente al datore di lavoro di attivare questo tipo di modalità di rendere la prestazione lavorativa, in assenza di un accordo individuale con il lavoratore, previsione espressamente contenuta nella legge di disciplina del lavoro agile (legge 81/2017, articoli da 18 a 23).
Al di fuori dell’emergenza dovrebbe assistersi a una richiesta su base volontaria del lavoratore di adesione al progetto, seguita da un’autorizzazione del datore di lavoro e dalla stipula di un accordo individuale, che dovrebbe disciplinare anche i casi di recesso sia da parte datoriale che del lavoratore.
L’urgenza e il bisogno di arginare gli effetti dell’emergenza hanno condotto alla previsione contenuta nel Dpcm 1° marzo 2020 che consente di attivare progetti di lavoro agile anche in assenza di accordo per tutta la durata dello stato di emergenza e cioè per 6 mesi a partire dal 31 gennao 2020.
La seconda facilitazione introdotta dal decreto riguarda gli obblighi di informativa al lavoratore che possono ora essere assolti in via telematica anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito dell’Inail.
L’articolo 22 della legge 81/2017 dispone che il datore di lavoro garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile e a tal fine consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro.

Le semplificazioni proposte devono ora saper essere accolte da una Pubblica Amministrazione che si è vista piuttosto restia, dal 2017 a oggi, ad attivare questa progettualità, alla quale è chiesto in questa contingenza, di mostrarsi capace di concreta e rapida proattività.
La Funzione pubblica ha inteso da ultimo, invitare le amministrazioni pubbliche di privilegiare modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa, favorendo tra i destinatari delle misure i lavoratori portatori di patologie che li rendono maggiormente esposti al contagio, i lavoratori che si avvalgono di servizi pubblici di trasporto per raggiungere la sede lavorativa, i lavoratori sui quali grava la cura dei figlia seguito dell’eventuale contrazione dei servizi dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia.


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