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Ecco la mappa dei tagli nei ministeri

Fonte: Il Messaggero

Ci sono troppi dirigenti allo Sviluppo, Infrastrutture, Lavoro e Beni culturali.
Ne mancano invece all’Istruzione e università.
Non è ancora definitiva la nuova mappa del personale, dirigenziale e non, delle prime 50 amministrazioni pubbliche presentata dal ministro Filippo Patroni Griffi ai sindacati.
La sta esaminando lo staff di Vittorio Grilli prima del via libera definitivo all’operazione spending review.
Ma sin da ora si comincia a delineare la riorganizzazione che la Funzione pubblica è determinata a condurre in porto in tempi brevi.
E le prime cifre parlano chiaro.
Nei ministeri ci sono troppe direzioni generali rispetto al punto di equilibrio.
Mancano invece i dirigenti di seconda fascia, quelli che il tetto del 20% sul turnover di fatto impedisce di sostituire.
Il primo pacchetto di eccedenze tra ministeri, enti di ricerca ed enti pubblici non economici, dovrà portare ad un alleggerimento di 487 unità dirigenziali (48 di prima e 439 di seconda fascia) e 4.028 dipendenti complessivamente.
Ma le macrocifre sono poco significative per chi si dom a n d a s e l a s u a u n i t à sopravviverà alla cura dimagrante oppure no.
Andando a guardare più da vicino, nei singoli ministeri, si scopre che Difesa e Ambiente sono già in equilibrio nella prima fascia e grosso modo anche le Politiche agricole.
Scostamenti modesti tra le nuove piante organiche e gli organici attuali si rilevano al Miur, ai ministeri del Lavoro e della Salute.
Mentre le direzioni generali sono in sovrannumero allo Sviluppo (+6), ai Beni culturali (+8), alle Infrastrutture e Trasporti (+14).
In totale, si scenderà a 163 direzioni generali su 195 in servizio, con 32 posti in sovrannumero.
E in queste cifre sono già comprese le compensazioni tra un servizio e l’altro.
Per esempio, allo Sviluppo ci sono oggi 22 direttori generali di ruolo e altri 8 «incaricati», cioè distaccati da altre amministrazioni o arrivati dall’esterno (anche con contratti a tempo determinato).
Bisognerà scendere a 23: si taglieranno tutti gli «incaricati»? Si opterà per un mix tra ruoli e distacchi? E ancora: un dirigente incaricato allo Sviluppo potrebbe tornare al Miur perché lì c’è più capienza nella seconda fascia.
Anzi, addirittura, mancano ben 198 dirigenti.
Spetterà ai ministeri decidere come operare, anche in funzione dei pensionandi, prepensionabili e degli incarichi temporanei destinati a sciogliersi dopo massimo tre anni.
Per chi non rientra in queste categorie, non resterà che la mobilità sulla quale, però, i sindacati sono pronti a dare battaglia.
Diversa la situazione dei dirigenti di prima fascia.
Il loro numero va a caricare il monte-assunzioni, sottoposto già da anni al tetto del 20% sul turnover, non sui posti vacanti ma riferito alle persone che lasciano.
Ed è per questa ragione che il saldo complessivo è carente: 1.352 posti nella nuova pianta organica, solo 1.282 effettivamente coperti in base ai dirigenti in servizio attualmente, inclusi gli incaricati.
Risultano dunque scoperti 70 posti.
ROMA Il ministero dell’Economia Nel caso del personale non dirigenziale, nonostante il blocco del turnover, le eccedenze maggiori riguardano la Difesa (1.562 persone), le Infrastrutture (598), i Beni culturali e l’Inail (648 più 13).
Pochissime le eccedenze nei centri di ricerca: 76 al Cnr, 32 all’Istituto di Fisica nucleare e 12 all’Istituto di geofisica e vulcanologia.
In tutto 4.028 esuberi ma il grosso (3.236) sono concentrati nei primi nove ministeri.


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