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Precari Pa, proroga per tutto il 2013
Il decreto del Governo GLI INTERVENTI PER L'OCCUPAZIONE
I contratti flessibili riguardano 115-118mila soggetti - Esclusi i lavoratori della scuola SETTORE PER SETTORE Nelle amministrazioni centrali le eccedenze sono circa 7.800; negli enti previdenziali gli esuberi raggiungono quota 4mila

Fonte: Il Sole 24 Ore

Per il popolo dei lavoratori flessibili della Pa, poco più di 115-118mila persone secondo le stime più attendibili riferite a quest’anno, arriva la proroga dei contratti fino a fine dicembre.
Un ponte che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe consentire alle amministrazioni di gestire tutte le situazione aperte per arrivare a quella soluzione strutturale di «superamento del precariato» annunciata dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, nel suo discorso alle Camere.
La proroga è stata disposta utilizzando la formula tecnica del cambiamento delle date che erano state fissate nella legge di stabilità dal 31 luglio al prossimo 31 dicembre.
Un criterio che consente di non apporre alcuna copertura alla misura e che permette a tutte le amministrazioni e gli enti di prorogare i contratti a tempo per i sette mesi venturi nel rispetto dei vincoli disposti dal decreto 78/2010, che riduceva del 50% (rispetto al 2009) la spesa possibile per i contratti flessibili.
Un vincolo che vale, stando alla Relazione tecnica del decreto, fino al termine di quest’anno, il che significa che da gennaio i margini per la gestione della flessibilità saranno necessariamente diversi.
Una copertura di 9,9 milioni, invece, è stata disposta per la proroga del personale precario del ministero dell’Interno.
Dal provvedimento restano esclusi i lavoratori flessibili della scuola, per i quali valgono regole speciali.
Come spiega il ministro della Pa e della Semplificazione, Gianpiero D’Alia, nell’intervista a fianco, il provvedimento apre un margine di tempo per affrontare il percorso di riorganizzazione previsto dalla spending review e di aggiornamento delle regole sui contratti flessibili in sede Aran.
I tempi sono stabiliti dalla legge di conversione del decreto 95 dello scorso anno: entro luglio andrà definita la gestione degli esuberi generati dai tagli delle dotazioni organiche.
Sono circa 7.800 le «eccedenze» nelle Pa centrali: 7.416 tra i funzionari.
Le procedure previste passano per una serie di strumenti progressivi per limitare al massimo le misure più “dure”.
In primo luogo andrà individuato il personale che può essere collocato a riposo perché raggiunge i requisiti previdenziali pre-riforma entro fine 2013, poi saranno avviati i processi di «mobilità guidata».

Situazioni critiche si segnalano, fuori dalle amministrazioni, negli enti previdenziali, dove gli esuberi sfiorano le 4mila unità (3.000 circa in Inps e poco più di mille in Inail), e dove i tagli della spending si fanno sentire: l’Inps, per esempio, da quest’anno deve fornire risparmi strutturali pari a oltre 530 milioni a fronte di 1,1 miliardi di spese complessive di funzionamento, al netto dei costi del personale.
Altro fronte complesso da affrontare è quello di una buona parte delle società in house (oltre 3mila solo nei Comuni), per le quali l’articolo 4 del decreto spending prevede o la chiusura entro fine anno o l’alienazione, con procedure di evidenza pubblica, entro fine giugno.
È vero che la norma prevede, nel caso si optasse per questa seconda strada, che il bando di gara considera, tra gli elementi rilevanti di valutazione dell’offerta dei privati, l’adozione di strumenti di tutela dei livelli di occupazione.
Ma si tratta di un percorso da gestire con i diversi ministeri competenti e passando per il confronto sindacale.
Al momento non è noto (neppure i sindacati si sbilanciano in stime) il numero dei dipendenti che potrebbero essere coinvolti in questo percorso.
L’altro nodo che si dovrà affrontare sul fronte del pubblico impiego – anche se qui la prospettiva si allunga ben oltre i primissimi mesi di vita del Governo – passa per la soppressione delle Province e la riorganizzazione dei servizi di area vasta.
È uno degli obiettivi annunciati dal premier, Enrico Letta, e confermato nei giorni scorsi dal ministro degli Affari regionali Graziano Delrio.
In ballo ci sono circa 56mila dipendenti che dovranno essere riallocati in amministrazioni diverse.


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