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Una pubblica amministrazione che costi meno e funzioni meglio
È l'obiettivo che si deve porre il governo aggredendola

Fonte: Italia Oggi

Come avere una Pubblica amministrazione che costi meno e funzioni meglio»? Questa domanda se l’era posta il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton più di vent’anni fa scrivendo Reinventing Government. Già allora ci si chiedeva: se negliUsa, dove il peso del settore pubblico federale è più basso del nostro, si pongono questo problema, cosa dovremmo fare in Italia? In Italia la spesa pubblica insiste sul 50% del pil e la pressione tributaria reale, stime di Confcommercio, arriva al 55%. Il debito pubblico è al 130%. Intendiamoci: le tasse non hanno la responsabilità di ogni cosa. Nei Paesi nordici il livello di tassazione reale è superiore al nostro. Ma i cittadini di quelle nazioni hanno, in cambio, servizi di altissimo livello, cosa che, al contrario in Italia non accade. Abbiamo bisogno, allora, di una nostra reinventing government: dove, però, government si deve tradurre in Pubblica Amministrazione, e deve comprendere tutte le articolazioni dello Stato, anche territoriali, per ridurre i costi e offrire servizi migliori a cittadini e imprese. Il nuovo piano regolatore dovrebbe puntare a riequilibrare il rapporto fra Stato e società, fondandosi sul principio della sussidiarietà orizzontale come previsto dalla Costituzione, mantenendo in capo al settore pubblico le aree e le funzioni che, necessariamente, devono essere pubbliche (difesa, ordine pubblico, ecc.) e restituisca ai privati le funzioni che questi possono svolgere meglio, e a costi minori. Per farlo, serve un forte atto di coraggio e responsabilità: quella di un governo di coesione nazionale che ha in carico la responsabilità di far ripartire l’Italia. Questa è l’occasione più opportuna per sottrarre a lottizzazione e interessi di parte un elemento determinante del nostro futuro. La forte sensibilizzazione dei cittadini ai costi del settore pubblico e ai costi della politica devono essere uno stimolo e un incentivo agli architetti del nuovo piano regolatore. A questo primo passo, deve affiancarsi la concretezza di un vasto processo di liberalizzazioni e privatizzazioni. Non mi schiero accanto alle falangi dei liberisti selvaggi: sono convinto che al settore pubblico spetti un’importante funzione civile, economica e sociale. Come a chi si sottopone a una corretta dieta e al giusto esercizio le funzioni quotidiane risultano poi più facili da affrontare, così al settore pubblico un opportuno snellimento lo trasformerebbe in efficiente e moderno centro di servizi per cittadini e imprese. Pensiamo ai Centri pubblici per l’impiego, oggi in larga parte inefficienti. Con una riforma adeguata, come ipotizzato dal ministro del lavoro Enrico Giovannini, si potrebbero ridefinire metodi, strumenti e procedure per l’orientamento al lavoro e il collocamento, coinvolgendo anche le Agenzie per il lavoro, forti di esperienze significative sul territorio, per creare un’efficace osmosi fra pubblico e privato che diventi modello per altri settori della cosa pubblica. È su questo un nuovo rapporto tra pubblico e privato che si gioca il futuro del paese.


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