Pensioni, anticipo potenziale per 350mila. Ricongiunzioni gratuite allo studio

Fonte: Il Sole 24 Ore

La possibilità di un pensionamento anticipato fino a 3,7 anni, rispetto agli attuali requisiti di vecchiaia, per consentire di lasciare il lavoro, dal gennaio prossimo, a chi ha compiuto 63 anni con almeno 20 di contributi versati. L’Ape, ovvero l’innovativo meccanismo di prestito bancario assicurato con rimborso ventennale per i lavoratori e le lavoratrici dei primi anni Cinquanta, si allunga. Con l’obiettivo di rispondere alla domanda di maggiore flessibilità a una platea di almeno 150mila lavoratori l’anno; 350mila nel primo triennio, come ha spiegato nell’intervista di domenica al Sole 24Ore il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini.

Ieri fonti di maggioranza e di Governo rilanciate dall’agenzia Ansa riferivano che per finanziare l’intero “pacchetto pensioni” in preparazione verrà assicurata una dote di 1,5 miliardi. Nell’intervista al Sole Nannicini aveva parlato di un impegno finanziario «non trascurabile» mentre il ministro del Lavoro,Giuliano Poletti, dopo l’ultimo incontro con i sindacati aveva parlato di un impegno a reperire risorse «rilevanti». Secondo il sindacato serve di più. Sempre ieri il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha indicato la cifra giusta in 2,5 miliardi. «Noi riteniamo – ha affermato – che per rispondere efficacemente alle questioni affrontate, dall’ampliamento della platea degli usuranti alla gratuità delle ricongiunzioni, dai 41 anni di contributi come condizione sufficiente per l’accesso alla pensione sino all’anticipo pensionistico e all’adeguamento degli assegni pensionistici in essere, siano necessari 2,5 miliardi».

Il nodo risorse non verrà sciolto prima di settembre, naturalmente, quando il Governo presenterà ai sindacati le ipotesi finali di intervento e quando si sarà deciso quante risorse, contemporaneamente, verranno impegnate per gli altri fronti: dai maggiori sgravi fiscali per i contratti di produttività alla decontribuzione per le nuove assunzioni fino ai superammortamenti per gli investimenti. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoanha parlato, sempre al Sole 24Ore, di una legge di Bilancio 2017 fatta di poche misure e tutte per la crescita, ed è in questo quadro che si comporranno le scelte sulle risorse che andranno alle pensioni.

L’Ape avrebbe un impatto contenuto sui conti pubblici (si è parlato di circa 600 milioni) perché lo Stato interverrà con le previste detrazioni sui rimborsi solo a sostegno di alcune delle categorie che sceglieranno la pensione anticipata, come i disoccupati di lunga durata o i lavoratori con redditi particolarmente bassi.

Mentre sono ancora da definire gli impegni per le altre voci del “pacchetto pensioni”, a partire dalle ricongiunzioni gratuite dei versamenti effettuati in gestioni diverse per accedere anche alla pensione anticipata (si ipotizza una platea di 60/70mila beneficiari l’anno per un costo di circa 380 milioni cumulati nei primi dieci anni di applicazione). Le risorse finanziarie necessarie per gli altri due canali di pensionamento anticipato previsti per i lavoratori impegnati in attività usuranti e per chi ha periodi contributivi risalenti a prima dei 18 anni di età dipendono dai limiti che verranno fissati nelle nuove norme. Per i lavoratori cosiddetti “precoci” l’ipotesi di 60mila beneficiari l’anno su una norma che prevede bonus sui primi periodi contributivi è considerata «eccessiva» da tecnici vicini al dossier. Per ridurre questo flusso di uscite si punterebbe a riconoscere come “precoci” solo coloro che hanno 52 o 104 settimane di contributi in età minorile. A loro verrebbe garantito un bonus di contribuzione figurativa extra di 4 o 6 mesi per ogni anno di lavoro. Per contenere la platea degli “usuranti”, invece, la semplificazione in arrivo potrebbe limitarsi a cancellare l’attuale requisito dell’ultimo anno di lavoro faticoso prima del ritiro anticipato per coloro che hanno totalizzato 7 anni di impiego pesante negli ultimi dieci. Ma su questo fronte c’è anche l’ipotesi di riconoscimento di lavoro usurante anche per nuove categorie come gli operai edili e, forse, gli infermieri di sala operatoria.

Nel pacchetto previdenza entrerebbero infine le misure per chi è già in pensione ed è costretto a vivere con un assegno molto basso. Le ipotesi in campo sono due si va dall’aumento della 14esima mensilità all’ampliamento della platea degli attuali beneficiari portando a 12-13 mila euro l’anno il tetto del reddito per poter ricevere l’assegno aggiuntivo. Ma in alternativa si sta valutando anche se alzare la “no tax area”, già elevata quest’anno da 7.500 euro a 7.750 per gli “under 75” e da 7.750 a 8.000 per chi ha più di 75 anni. Una misura, quella assunta con l’ultima legge di Stabilità, per la quale erano stati stanziati per il primo anno di applicazione 146 milioni.

 

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