La direttiva generale della funzione pubblica per i rinnovi contrattuali

Approfondimento di S. Simonetti

Sono passati due anni esatti dalla decisione della Consulta riguardo alla illegittimità del reiterato blocco della contrattazione collettiva. Con la adozione della direttiva generale – la cosiddetta “direttiva-madre” –  la Funzione pubblica ha posto le basi procedurali per avviare sul serio la tornata contrattuale 2016-2018. In verità la decorrenza della tornata dovrebbe correttamente essere dal 30 luglio 2015 come si ricava dalla sentenza della Corte costituzionale e come hanno affermato i giudici del lavoro di Parma, Gela, Vercelli ed altri sei. Il ritardo di ben due anni è, in termini giuridici, una grave inottemperanza di giudicato ma, in termini politici, sappiamo che è dovuto ad eventi che erano ritenuti propedeutici quali il contratto quadro sui comparti (che si poteva in ogni caso concludere da sei anni) e l’adozione del decreto delegato di modifica del decreto legislativo 165/2001, quello che qualcuno si ostina a chiamare “riforma del pubblico impiego”. Poi ovviamente c’è la questione della assoluta scarsità di risorse finanziarie che forse è il vero motivo per cui ambedue le controparti non hanno manifestato alcuna impellenza nell’iniziare le trattative. Il protocollo politico – siglato con le sole tre Confederazioni – del 30 novembre 2016 ha svolto la funzione di passo di avvicinamento alle trattative “vere” ma è servito anch’esso a confondere l’attenzione dalla questione oneri contrattuali  e, soprattutto,  a costituire un effetto annuncio, visto che è stato firmato a quattro giorni dal referendum.
Sembra proprio che adesso non manchi più nulla per iniziare le trattative, a parte ovviamente i soldi.
E quest’ultima osservazione non va presa come una battuta perché nella direttiva si legge che “gli impegni sottoscritti rimangono così subordinati al reperimento delle ulteriori risorse finanziarie necessarie”. Ciò significa che per raggiungere l’importo di 85 € medi mensili fissato dal Protocollo del 30 novembre scorso la legge di Bilancio per il 2018 dovrà trovare 900 milioni per amministrazioni statali mentre per la Sanità dovrà per forza essere integrato il fabbisogno finanziario cui concorre lo Stato.

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La disciplina del pubblico impiego dopo i Decreti attuativi Madia
Bologna, 5 luglio 2017

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