Indennità e trasferimento del dipendente. Quali si mantengono e quali si perdono?

Approfondimento di L. Boiero

Una recente decisione della Suprema Corte  – Cass. civ. Sez. lavoro, Ord., n. 17775/2017 – ed un parere dell’ARAN,  rilasciato ad un Ente locale sullo spinoso problema dell’indennità di vigilanza, offrono lo spunto per ritornare sul problema del rapporto tra trattamenti accessori percepiti e cambiamento di sede del  titolare del rapporto di lavoro: quando le indennità  si mantengo e quando si perdono?

Indennità  del personale dell’Area della vigilanza, di cui all’art.37, comma 1, lett. b), primo e secondo periodo, del CCNL del 6.7.1995

L’indennità prevista dall’art.37, comma 1 lettera b) secondo periodo del CCNL del 6.7.1995, viene riconosciuta al personale dell’area di vigilanza per il solo fatto di essere inquadrato in profili della suddetta area, a prescindere da ogni considerazione delle modalità e del luogo di erogazione della prestazione.
Per tali caratteristiche, quindi, essa è sostanzialmente assimilabile al trattamento fondamentale, essendo legata ai contenuti del profilo professionale posseduto.
Inoltre, l’art.49 del CCNL del 14.9.2000 considera tale emolumento fisso e continuativo in relazione alla disciplina del trattamento di fine rapporto.
Configurandosi, quindi, come un’indennità “professionale”,  in caso di mutamento del profilo professionale del personale della polizia municipale dovuto ad inidoneità fisica, questo ha  comunque diritto alla conservazione della stessa, ai sensi dell’art. 21, comma 4, del CCNL del 6.7.1995 (nel rispetto delle previsioni ivi contenute in ordine ai necessari accertamenti sanitari), nel testo riformulato dall’art. 10 del CCNL del 14.9.2000, e dell’art. 4, comma 4, della legge n.68/1999, che prevede la “… conservazione del più favorevole trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza”.

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Novità editoriale:

La riforma del pubblico impiego e della valutazione

La riforma del pubblico impiego e della valutazione

Costituzione del fondo per la contrattazione decentrata del personale e dei dirigenti, anche alla luce dei tetti e dei tagli dettati dalla normativa; ripartizione delle risorse per la incentivazione del personale, applicazione della produttività e delle altre forme di incentivazione del personale e dei dirigenti; progressioni economiche; applicazione delle forme di incentivazione dei segretari; errori nella adozione delle dotazioni organiche, della programmazione del fabbisogno, della attribuzione di mansioni superiori, del conferimento di incarichi di collaborazione; gestione delle relazioni sindacali; responsabilità nell’esercizio dell’azione disciplinare; modalità e contenuto delle verifiche ispettive; iniziative susseguenti alle ispezioni; sanatoria della contrattazione decentrata illegittima; ampia rassegna della giurisprudenza e delle interpretazioni della Corte dei Conti, della Funzione Pubblica e della Ragioneria Generale dello Stato: sono questi i principali contenuti del volume. 
L’opera rappresenta un aiuto concreto per amministratori, segretari, dirigenti, responsabili ed addetti al personale, nella attuale condizione di grande incertezza della contrattazione collettiva integrativa, aumento della attenzione della magistratura contabile sulle illegittimità della gestione delle relazioni sindacali e difficoltà dell’applicazione della c.d. sanatoria della contrattazione decentrata illegittima.
Questa è la finalità del volume che illustra, offrendo le prime indicazioni operative, le novità introdotte dai decreti attuativi della riforma Madia (D.Lgs. 74/2017 e D.Lgs. 75/2017) relativi alle modifiche al Testo Unico del Pubblico Impiego e al sistema di misurazione e valutazione delle performance nella P.A.

 

Arturo Bianco
Consulente amministrazioni regionali e locali.
Alessandro Boscati
Professore ordinario di Diritto del lavoro Università statale di Milano.
Renato Ruffini
Professore di Economia aziendale Università C. Cattaneo Liuc.

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Arturo Bianco, Alessandro Boscati, Renato Ruffini, 2017, Maggioli Editore
40.00 €

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