Enti, sospesa la riduzione del personale

Fonte: Il Sole 24 Ore

Non c’è solo l’attesa per il via libera del ministero dell’Economia al Dpcm sui primi 4.028 esuberi di una parte della Pa centrale tra le incognite della spending review. Sul fronte dei tagli alle dotazioni organiche, infatti, il vero e proprio vuoto procedurale s’è aperto per gli enti locali, che nel loro assieme occupano circa 600mila dipendenti. L’articolo 2 del dl 95 prevedeva infatti il varo di un decreto interministeriale (Economia, Interno e ministero della Pa) sulla cosiddetta «virtuosità» di questi enti in base a precisi parametri. In particolare si prevedevano due soglie da rispettare nella costruzione di un indicatore basato sul rapporto tra dipendenti e popolazione residente. In caso di superamento dell’indicatore-soglia del 40% sarebbero scattati i tagli al personale in servizio per scendere a quota 20%, un livello gestibile con il semplice blocco totale delle assunzioni. Il decreto non è stato ancora fatto e l’apertura formale della crisi potrebbe averne ipotecato definitivamente i destini, anche se si tratta di un provvedimento attuativo e, quindi, suscettibile di rientrare nell’ordinaria amministrazione. Tra l’altro su quel provvedimento mancato pesa anche lo stop al riordino delle province. Per non parlare del tipo di intervento da effettuare sul personale delle società controllate dagli enti. Ma il fatto è che senza quel decreto la spending review su questa parte significativa di dipendenti pubblici per il momento è ferma. Tornando alle amministrazioni centrali, sono attesi altri due Dpcm oltre a quello citato e che la Funzione pubblica ha trasmesso all’Economia il 13 novembre scorso. In essi si dovranno definire i criteri di intervento sul personale di Inps, Enac e 24 enti parco nazionali sempre partendo dai riferimenti base di un taglio del 20% sugli organici dirigenziali e del 10% sul resto del personale. Secondo stime della Ragioneria si salirebbe, con questi ulteriori atti, da 4.028 a 7.416 eccedenze assolute. Un dato che corrisponde al 6,1% del personale non dirigenziale presente in servizio nelle amministrazioni in questione (120.989). Per altre amministrazioni come l’Economia, le Agenzie fiscali (che quest’anno devono anche realizzare il previsto accorpamento) o l’Ice sono previsti interventi diversi di rideterminazione degli organici, mentre i ministeri degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia devono ancora presentare le proprie ipotesi di tagli alla Funzione Pubblica. Quando saranno noti i numeri di questi ultimi soggetti si capirà quanto il dato definitivo delle eccedenze sarà vicino alle 11mila che erano state stimate per le amministrazioni centrali l’estate scorsa, al momento del varo della spending review. Se questo «cantiere» non si fermerà per via delle elezioni il cronoprogramma per la gestione delle eccedenze anche con la compensazione tra diverse amministrazioni prevede il via alla mobilità volontaria entro il 31 marzo prossimo e dei contratti di solidarietà entro fine maggio, mentre a fine giugno dovranno essere definiti i criteri per la dichiarazione di esubero effettivo del personale in soprannumero. Per i pensionamenti e i prepensionamenti c’è invece tempo fino alla fine del 2014.

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