Autocertificazione nel lavoro pubblico – Cosa succede se si dichiara un titolo di studio non posseduto?
Approfondimento di L. Boiero
L’utilizzo dell’autocertificazione nel lavoro pubblico
Attraverso la previsione contenuta nell’articolo 46 del DPR 445/2000, ogni candidato che ricoprire un posto di lavoro nel settore pubblico, comprova con dichiarazioni, anche contestuali all’istanza, sottoscritte dall’interessato e prodotte in sostituzione delle normali certificazioni una serie di stati, qualità personali e fatti, tra i quali rientrano anche i titoli di studio posseduti. Le amministrazioni procedenti sono tenute ad effettuare idonei controlli, anche a campione, e in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi, sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e 47 del citato DPR.
Dal punto di vista sanzionatorio, sappiamo che coloro che rilasciano dichiarazioni mendaci, formano atti falsi o ne fanno uso nei casi previsti dal testo unico in esame, sono puniti ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia. In particolare, se le dichiarazioni sostitutive rese ai sensi degli articoli 46 e 47 del DPR 445/2000 sono presentate per ottenere la nomina ad un pubblico ufficio o l’autorizzazione all’esercizio di una professione o arte, il giudice, nei casi più gravi, può applicare l’interdizione temporanea dai pubblici uffici o dalla professione e arte.
Parallelamente, qualora dal controllo posto in essere dalla Pubblica Amministrazione emerga la non veridicità del contenuto della dichiarazione, il dichiarante decade dai benefici eventualmente conseguenti al provvedimento emanato sulla base della dichiarazione non veritiera.
Se le dichiarazioni false sono state rese al fine di partecipare alla selezione per un contratto ex 110 D.lgs n. 267/2000, che cosa succede?
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