Val Seriana I tagli passano al personale

Fonte: L'Eco di Bergamo

«Mobilità», basta la parola. Gira nell’aria da qualche giorno, nei corridoi della Comunità montana Valle Seriana, a Clusone. Gira e ha messo qualcuno sul chi va là.
Che a forza di tagli sui trasferimenti qui si faccia sempre più fatica a tirare a campare, è cosa nota. Ora però dalle lagnanze si lancia lo sguardo al futuro, e questo futuro riguarda il personale.
Due sedi, due dirigenti, 28 dipendenti, più di un milione e 200 mila euro di stipendi da pagare, 230.000 solo per i due segretari generali. Sono i numeri della macchina amministrativa guidata da Eli Pedretti, alla voce «risorse umane». Numeri doppi e tali rimasti, visto che la Comunità montana Valle Seriana è il frutto della fusione, nel 2009, della Comunità che già portava questo nome e che faceva capo ad Albino con quella detta Superiore. Se si considera poi che i trasferimenti assegnati dalla Regione (lo Stato non riconosce più le Comunità montane: gli ultimi soldi sono arrivati nel 2009, 492.000 euro contro il milione e 215.000 del 2008) sono quest’anno 553.684 euro per le spese di gestione, non è difficile capire i timori per il futuro. «Con queste cifre tutti i soldi che introitiamo verranno assorbiti dagli stipendi – spiega Eli Pedretti -: ora come ora per coprirli utilizziamo gli introiti dei servizi che eroghiamo».
Verso il futuro
Le preoccupazioni (sui fondi) del presidente sono diventate quelle di qualche dipendente (sulla sede di lavoro) dopo che ha cominciato a circolare, in quel di Clusone, una lettera che si propone come un’ancora di salvezza, ma che qualcuno non ha preso bene, sentendosi additare come «un peso».
La lettera riporta l’opportunità per alcuni dipendenti delle Comunità montane di trovare collocazione all’Ersaf, Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste. I trasferimenti dovranno avvenire su base volontaria (il testo parla di «mobilità volontaria»), previo assenso dell’ente ricevente (Regione Lombardia che offre già il suo ok), dell’interessato e dell’ente di provenienza e le domande vanno inoltrate entro il 30 giugno.
Tastato il polso del personale, il presidente Pedretti si dice «molto dispiaciuto e preoccupato per la situazione che si è venuta a creare – commenta -. Cerchiamo il dialogo, valuteremo insieme, anche attraverso incontri, se accogliere questa opportunità che viene offerta dalla Regione attraverso l’Ersaf, per garantire continuità lavorativa».
La questione doppia sede
Ma alla voce «spese» c’è anche l’anomalia della doppia sede comunitaria. Oltre agli spazi di Clusone, in via Sant’Alessandro, c’è pure da mantenere quelli di Albino, dove attualmente lavorano due dipendenti a tempo pieno (settori Ambiente e territorio e Foreste) e cinque part-time, oltre a un dipendente distaccato ai Servizi sanitari.
«Stiamo valutando la possibilità di chiudere gli spazi di Albino, – spiega Pedretti -, mettendo in affitto almeno il primo piano dello stabile». Certo eliminarla sarà improponibile: significherebbe, agli occhi dei sindaci della bassa valle, togliere un presidio importante. Anche il futuro dei muri di viale Libertà dipenderà da quanto vincente si confermerà la scommessa della Regione Lombardia: se la linea di tenere in vita le Comunità montane cederà il passo alle Unioni dei Comuni (verso le quali spinge il governo) quali uniche unità sovraccomunali, anche in montagna, allora un pensierino di certo lo si farà. Closed.

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