Spending, con la fase 2 stretta su enti locali e strutture periferiche

Fonte: Il Sole 24 Ore

Almeno due terzi della dote attesa dalla “fase due” della spending review dovrà arrivare da una nuova stretta agli enti territoriali e da un giro di vite sulle strutture governative periferiche. Tradotto in numeri si tratterebbe di almeno 3 dei 4 miliardi fin qui ipotizzati dai tecnici del Governo per il 2013 dal nuovo programma di tagli, che potrebbe anche salire complessivamente a quota 6 miliardi per recuperare tutte le risorse necessarie per evitare in toto l’aumento dell’Iva al momento sterilizzato solo fino a giugno del prossimo anno. Il nuovo intervento arriverà tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre insieme alla legge di stabilità. Il punto di partenza è il lavoro già abbozzato, e utilizzato solo in parte, dal commissario straordinario Enrico Bondi in occasione della prima fase di revisione di spesa. Una nuova potatura, quindi, della spesa in eccesso in particolare dei Comuni e (solo in piccola parte) delle Regioni, che si raccorderà con altri due pacchetti: quello del ministro Filippo Patroni Griffi con cui si agirà sulla riduzione di Prefetture, Utg, ex uffici della Motorizzazione e strutture scolastiche (in parallelo a taglio delle Province) e, soprattutto, il programma per ridisegnare la pubblica amministrazione centrale e per correggere gli attuali meccanismi di spesa, al quale sta lavorando il ministro Piero Giarda. Quest’ultimo programma, a differenza di quello di Bondi e di Patroni Griffi, dovrebbe produrre effetti prevalentemente nel medio periodo. La rotta è insomma tracciata. E ora il Governo sembra intenzionato ad accelerare. Il premier Mario Monti, del resto, lo ha lasciato chiaramente intendere anche nell’incontro di ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel in cui ha sottolineato che fatte le riforme strutturali il governo sta andando avanti «risolutamente» nella spending review per tagliare i costi nel settore pubblico. Nei prossimi giorni i tecnici del Tesoro, in collaborazione con quelli dei ministeri dei Rapporti con il parlamento, della Pubblica amministrazione, e con il commissario Bondi, cominceranno a comporre il mosaico della nuova spending review. Il primo nodo da sciogliere sarà quello del ricorso ai costi standard che nello schema abbozzato da Bondi nei mesi scorsi rappresentano un punto fermo. I Comuni e le Regioni, però, già fanno sapere di non essere in grado di sopportare una nuova ondata di tagli dopo quella della prima revisione della spesa e di preferire una valutazione dei flussi di spesa modellata più sui fabbisogni standard. Il metodo Bondi, con il calcolo del valore «mediano» per le varie categorie di spesa analizzate, continua insomma ad essere contestato dagli enti territoriali. Secondo il dossier elaborato dal super-Commissario nelle settimane che hanno preceduto il varo della prima fase di spending review la spesa per consumi intermedi in eccesso degli enti territoriali, università ed enti di ricerca ammonterebbe a 13,4 miliardi (v. Il Sole 24 Ore del 30 luglio scorso). Su circa un terzo di questo flusso già agisce il decreto sulla prima spending review approvato dal Parlamento a inizio agosto. Resterebbero quindi circa 8 miliardi potenzialmente tagliabili. E una fetta consistente sarebbe a carico dei Comuni per i quali prima di avviare il processo di revisione della spesa erano state ipotizzate da Bondi uscite in eccesso, sempre in termini di consumi intermedi, per 7,8 miliardi. E qui potrebbe cominciare una nuova partita tra Governo ed enti locali. Che sicuramente si giocherà sul probabile nuovo taglio a società e enti collegati ai Comuni e sulle misure da agganciare alla prevista riduzione delle Province. Un’operazione che dovrebbe investire molte strutture periferiche disseminate sul territorio.

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