Revisori degli enti locali: pronto un nuovo taglio

Fonte: Il Sole 24 Ore

Dal disegno di legge che riforma le Province arriva un altro taglio ai professionisti impegnati nella revisione dei conti degli enti locali. La riforma, che dopo essere stata approvata mercoledì dal Senato ha ottenuto ieri alla Camera la procedura d’urgenza necessaria a chiudere la partita in tempo per le elezioni amministrative, torna sul tema delle Unioni dei Comuni, fa ordine nelle normative sulla gestione associata degli enti più piccoli ma assesta un altro colpo ai revisori: in pratica, con il nuovo testo si dà la possibilità di affidare a un professionista unico, anziché a un collegio di tre membri, il controllo dei conti nelle Unioni che non raggiungono i 10mila abitanti, lasciando il collegio solo nelle più grandi. Le Unioni, che entro fine anno dovranno gestire in forma associata tutte le funzioni fondamentali nei Comuni fino a 5mila abitanti, saranno chiamate a raggruppare almeno 10mila residenti solo se nessuno degli enti che le forma appartiene o è appartenuto a una Comunità montana, altrimenti il limite demografico crolla a 3mila: siccome le comunità montane hanno raccolto nel tempo quasi 4mila Comuni, cioè la metà del totale, saranno moltissime le Unioni in forma “mini”, che potranno quindi contare su un revisore unico. La regola, così concepita, supera le previsioni del decreto Monti dell’autunno 2012 (articolo 3, comma 1, lettera m-bis del Dl 174/2012, che ha modificato l’articolo 234 del Testo unico sugli enti locali), che nonostante la sede (il decreto conteneva il rilancio dei controlli sugli enti territoriali) aveva assestato il primo colpo: con quella norma, infatti, si cancellavano i revisori attivi nei singoli Comuni, ma almeno si imponeva all’Unione di sottoporre bilanci e gestione a un collegio di tre professionisti. Con la nuova previsione, invece, una grossa fetta delle Unioni potrà accontentarsi di un revisore unico. Ancora una volta, come avvenuto quando la Finanziaria 2007 (articolo 1, comma 732 della legge 266/2006) ha cancellato il collegio nei quasi 1.700 Comuni compresi fra 5mila e 15mila abitanti, il taglio ai «costi della politica» finisce per esercitarsi sui controllori più che sui controllati, proprio mentre tornano ad aumentare di quasi 24mila (con clausola di invarianza dei costi) i posti nelle giunte e nei consigli dei mini-enti. Sul versante delle Province, invece, ieri sulla spinta dell’ex ministro Roberto Calderoli si è accesa la polemica sugli «esodati dai consigli», cioè i politici locali che si vedono tagliato il mandato. Uno stop che potrebbe creare ricorsi, come potrebbe creare qualche problema l’obbligo di gratuità della funzione per i commissari e i presidenti chiamati a gestire le Province in corso di “svuotamento”.

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